Lunedì 6 gennaio 2025. Concattedrale di Cortona
- Carissimi, a tutti voi l’augurio di buona Epifania!
Vorrei rivolgere questo augurio a tutti voi che siete qui presenti, un caro augurio al nostro parroco, che ringrazio per l’accoglienza, per la cura e anche l’attenzione alla celebrazione liturgica, un caro saluto e augurio agli altri sacerdoti e frati presenti, alla Compagnia, a chi anima nel canto, ai chierichetti; un caro augurio di buona epifania anche alle autorità presenti, il sindaco di Cortona e il sindaco di Castiglion Fiorentino, e alle autorità militari tutte.
A tutti voi, alle vostre famiglie, l’augurio di buona Epifania e anche, aggiungo, di buon anno: perché, per me, è la prima occasione in cui celebro nell’anno nuovo a Cortona.
E poi augurio di buona Epifania a tutti voi lupetti, reparto, a tutti gli scout, le famiglie che ci sono, i bambini, gli anziani, i nonni: davvero a tutti!
L’augurio è che oggi sia davvero giornata di rivelazione come l’Epifania e che sia per noi una rivelazione di gioia, di pace, di meraviglia, di speranza.
- Potremmo cominciare chiedendo ai bambini che sono qui presenti, tutti i bambini e i lupetti: siete contenti? [i bambini rispondono]. Oh! Una risposta così decisa varrebbe tutta la predica: vi ringrazio perché mi avete aiutato nella predica.
La predica più bella ce l’hanno fatta loro dicendo un bel “sì!” alla domanda sulla gioia, che siamo nella gioia, che siamo contenti.
Perché, vedete, come accade per i Magi, chi va a Betlemme e vede il bambino che è nato, chi davvero vive il Natale, vive l’esperienza, il mistero del Natale, come è accaduto per i pastori e come ci viene detto anche per i Magi, torna con gioia, con meraviglia, con stupore, con letizia, con la pace nel cuore, con la speranza!
- Allora, i bambini che ci hanno detto che hanno la gioia nel cuore, sono i primi che sono stati a Betlemme, che davvero oggi ci regalano di vivere di nuovo che cosa il Natale e l’Epifania ci regalano, che è la gioia.
C’è un particolare che vorrei seguire nel commento alla parola di Dio di oggi, ed è l’attenzione, la scoperta della stella.
Chiedo sempre ai lupetti e ai bambini che ci sono: voi conoscete i nomi delle stelle, qualche nome? [i bambini rispondono].
La stella polare, bellissimo! Il sole! E poi ci sono le costellazioni; e ci sono anche le comete che sono un fenomeno particolare; per esempio, ricordo la famosa cometa di Halley; e poi ce ne sono altre.
Ma cercare, scoprire le stelle è bellissimo. Penso sia capitato un po’ a tutti noi di trovarci qualche volta, di notte, in un cielo davvero buio, dove non c’era neanche la luna, e si vedono delle stelle che lasciano la meraviglia nel cuore, che davvero ci fanno sentire piccoli ma amati, nella grandezza e nella bellezza dell’universo.
- Il Vangelo ci racconta di nobili signori, re dell’oriente, questi Magi, che hanno visto una stella che li ha rapiti, li ha attratti e si sono detti: “dobbiamo seguire questa stella perché ci porterà certamente dove c’è la vita, dove c’è la gioia, dove è accaduto qualcosa di straordinario”; e seguendo quella stella, la cometa, i Magi sono arrivati fino a Betlemme, hanno affrontato anche i pericoli, rischi come Erode: ma la stella li guida sicuri fino al bambino, fino a Betlemme.
E allora che cosa fa la stella nella vita dei Magi? Li mette in cammino, cioè dà loro il coraggio di lasciare la loro terra e di vivere l’avventura della vita, di mettersi in cammino; ma non solo: la stella dà loro il coraggio perché affrontano Erode che è cattivo, vuole uccidere i bambini.
Erode lo farà, e quanti “erodi” ci sono ancora sulla terra di oggi che uccidono. Allora, Erode è un pericolo, ma i Magi hanno visto la stella e, guardando quella stella, non hanno paura, hanno coraggio.
E poi la stella regala loro di vedere, perché arrivano davanti al bambino che è nato a Betlemme e vedono il bambino, la mamma Maria, il babbo.
Scusate, come si chiamava il Babbo, non mi ricordo più? [i bambini rispondono].
Ah, Giuseppe. Grazie!
E vedono la stella che li ha aiutati, vedono che quel bambino è “Dio con noi”, è Dio che è venuto ad abitare con noi, per dirci che ci vuole bene, che ci vuole salvare, che vuole regalarci la vita.
E poi, ancora, la stella li guida conducendoli per un’altra strada, per una strada sicura e di novità, di vita; cambia la vita, li guida fino alla loro casa.
Allora vedete quanto è importante la stella che ha guidato i Magi? Mette in cammino, dà il coraggio, regala di vedere, e guida fino a casa.
- Ah! Mi son dimenticato una cosa, vediamo se i bambini mi aiutano a dire che cosa mi son dimenticato: che cosa fanno i Magi quando arrivano davanti a Gesù? [i bambini rispondono].
Portano i doni: bravissimi!
Allora, la stella regala anche di scoprire che abbiamo dei doni da dare e da condividere con gli altri.
Pensate che bello: la stella ci regala di scoprire che abbiamo il potere di far felici gli altri! Pensate che bello.
È una stella straordinaria questa, la vorremmo vedere tutti, perché è la stella che fa camminare, fa vivere l’avventura della vita; è la stella che dà il coraggio per vivere; è la stella che ci fa vedere che Dio è vicino a noi, ed è lui la vera vita e la speranza; è la stella che ci fa vedere che la nostra vita è un dono da condividere e che facciamo felici gli altri; ed è la stella che ci conduce fino alla nostra casa, cioè rinnova la vita, non ci lascia più, siamo sempre accompagnati e guidati.
- Ho pensato che a questa stella potremmo dare un nome; prima abbiamo detto il nome di qualche stella, adesso io darei un nome a questa stella cometa; non faccio un sondaggio perché ho già deciso, ok?
Vorrei dare a questa stella che ha guidato i Magi e che può guidare anche noi il nome di “Speranza”.
È la stella che è la Speranza, perché quando si riesce a vedere, magari in un momento in cui c’è il buio, la nebbia, e ci si è un po’ persi e si tornano a vedere le stelle, si vede la stella polare che ci guida, ma allora si prova speranza; e i Magi che si sono fidati di quella stella cometa e che sono arrivati fino a Gesù hanno scoperto che era davvero una speranza. Che quel Gesù, quel bambino che è nato, era la loro speranza, dava quella gioia che è la speranza nella loro vita.
Allora, anche a noi, oggi, viene detto – e ce lo ricordava il Papa del Giubileo che abbiamo appena iniziato a vivere – che dobbiamo ritrovare questa stella che è la speranza, perché noi nella vita, abbiamo tanti motivi per non vedere questa stella, abbiamo talvolta qualche delusione nel cuore, qualche paura, magari a volte anche ai bambini capita di litigare o di essere tristi.
Oppure sembra di aver perso la speranza quando guardiamo alle guerre nel mondo o quando incontriamo le nostre difficoltà. Cioè, a volte ci sembra che la speranza non ci sia più, che l’abbiamo persa, che dobbiamo ritrovarla.
Oggi l’Epifania e i Magi in cammino dietro alla stella ci dicono che bisogna ritrovare la speranza, o, meglio, ci dicono: “se vai a Betlemme, ti viene regalato di vedere questa stella che ti guida, che è la speranza”; e se ritroviamo la speranza, se davvero viviamo e condividiamo la speranza che nasce anche dal Natale, si può camminare, si può vedere che Dio è con noi, non ci abbandona.
Si può scoprire che abbiamo coraggio nella vita per affrontare anche le difficoltà, si può vivere la bellezza di donarci e di sperimentare la felicità, e si cammina rinnovati nella vita. È la speranza, cari amici, che ci può davvero guidare.
- Allora, non so se credete anche alla Befana, ma se deve venire anche la Befana oggi, nella calza fatele mettere un po’ di speranza, qualche chicco di speranza che ci serve e ci aiuterà a vedere la stella che ci guida.
- Vorrei concludere con una bella poesia che ho trovato, di un autore che si chiama Charles Peguy, che è nato nella seconda metà dell’Ottocento e che è morto durante la Prima guerra mondiale. Era uno scrittore, un uomo di teatro, un letterato; sentite che bella poesia ha scritto sulla speranza: parla della fede, della speranza e della carità, che sono le tre virtù teologali, e poi si sofferma sulla speranza.
La ascoltiamo, e concludo così l’omelia, come augurio a tutti di vedere questa stella nella nostra vita, che è la ritrovata speranza, che renderà bella e felice la nostra vita.
«La fede non mi stupisce
Non è stupefacente
Risplendo talmente nella mia creazione.
Nel sole e nella luna e nelle stelle.
In tutte le mie creature…
La carità va da sé. Per amare il prossimo c’è solo da lasciarsi andare, c’è solo da guardare una simile desolazione. Per non amare il prossimo bisognerebbe farsi violenza, torturarsi, tormentarsi, contrariarsi. Irrigidirsi. Farsi male. Snaturarsi, prendersi a rovescio, mettersi a rovescio. Riprendersi. La carità è tutta naturale, tutta zampillante, tutta semplice, tutta alla buona. E’ il primo movimento del cuore. E’ il primo movimento che è quello buono. La carità è una madre e una sorella…
Per non amare il prossimo, bambina, bisognerebbe tapparsi gli occhi e gli orecchi.
A tante grida di desolazione…
Ma la speranza, dice Dio, ecco quello che mi stupisce.
Me stesso.
Questo è stupefacente.
Che quei poveri figli vedano come vanno le cose e che credano
che andrà meglio domattina.
Che vedano come vanno le cose oggi e che credano che andrà
meglio domattina.
Questo è stupefacente ed è proprio la più grande meraviglia
della nostra grazia.
E io stesso ne sono stupito.
E bisogna che la mia grazia sia in effetti di una forza incredibile.
E che sgorghi da una fonte e come un fiume inesauribile.
Da quella prima volta che sgorgò e da sempre che sgorga.
Perché le mie tre virtù, dice Dio.
Le tre virtù mie creature.
Sono esse stesse come le mie altre creature.
Della razza degli uomini.
La Fede è una Sposa fedele.
La Carità è una Madre.
La Speranza è una bambina da nulla.
Che è venuta al mondo il giorno di Natale dell’anno scorso.
Che gioca ancora con babbo Gennaio.
Eppure è questa bambina che traverserà i mondi.
Questa bambina da nulla.
Lei sola, portando le altre, che traverserà i mondi compiuti.
Come la stella ha guidato i tre re fin dal fondo dell’Oriente.
Verso la culla di mio figlio.
Così una fiamma tremante.
Lei sola guiderà le Virtù e i Mondi.
Una fiamma bucherà delle tenebre eterne…
La piccola speranza avanza tra le sue due sorelle grandi
e non si nota neanche…
E non si fa attenzione, il popolo cristiano non fa attenzione
che alle due sorelle grandi.
La prima e l’ultima.
E non vede quasi quella che è in mezzo.
La piccola, quella che va ancora a scuola.
E che cammina.
Persa nelle gonne delle sue sorelle.
E crede volentieri che siano le due grandi che tirino la piccola per la mano.
In mezzo.
Tra loro due.
Per farle fare quella strada accidentata della salvezza.
Ciechi che sono che non vedono invece
Che è lei nel mezzo che si tira dietro le sue sorelle grandi.
E che senza di lei loro non sarebbero nulla.
Se non due donne giù anziane.
Due donne di una certa età.
Sciupate dalla vita.
E’ lei, quella piccina, che trascina tutto.
Perché la Fede non vede che quello che è.
E lei vede quello che sarà.
La Carità non ama che quello che è.
E lei, lei ama quello che sarà.»
Cari amici, buona ricerca di questa stella che è la speranza, e accompagni la nostra vita!
+ Andrea Migliavacca
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