Con particolare letizia e gioia, accompagniamo questa sera Reginald e Nicholas a vivere questa tappa del loro cammino vocazionale verso il sacerdozio, che è il ministero dell’accolitato.
È il momento di festa: quella loro, innanzitutto, poi delle loro famiglie – un caro saluto a chi è qui e a chi è più lontano – e poi è festa di tutta la comunità del seminario e, in particolare l’augurio al rettore don Andrea Zalewski con tutta la comunità del seminario; è festa del presbiterio, e quindi ringrazio i preti che sono qui presenti e partecipano a questa celebrazione, e poi saluto ancora il coro di Viciomaggio, che ci aiuta a cantare e a lodare il Signore, i giovani, gli scout, gli amici, le religiose, i religiosi, i diaconi e tutta la comunità che è in festa: è proprio la comunità della Pasqua, della gioia del Risorto.
È nella comunità, nella vita della comunità e della Chiesa, che maturano i cammini di fede, maturano i cammini di discepolato, come sono quelli di chi segue il Signore per vivere un ministero nella Chiesa e, come stasera, viviamo per Reginald e Nicholas.
Loro diventeranno accoliti, e lo faranno in un itinerario che è quello dove, pian piano, ci si avvicina al sacerdozio; e nel ricevere diversi ministeri – prima il lettorato, oggi l’accolitato – il seminarista, e loro due questa sera, pian piano assumono il volto e il cammino di Gesù.
Ricevere un ministero vuol dire cominciare ad assomigliare sempre di più a Gesù e al dono della sua vita, che, poi, nell’essere prete, si potrà vivere in modo pieno, generoso, compiuto.
Allora, caro Nicholas e caro Reginald, voi questa sera accogliete questo dono che è l’accolitato, perché amici di Gesù, per assomigliare a lui, per imparare sempre di più a vivere e a donare la vita come Lui. In modo particolare, l’accolito vive un ministero che è nel servizio pieno della Chiesa, della comunità: anzitutto, è servizio al cuore, alla fonte, al culmine della vita della Chiesa, che è l’Eucaristia (cfr Sacrosanctum Concilium 10); e, poi, è servizio alla comunità nelle forme diverse della carità e del dono della vita, fino all’accoglienza e alla vicinanza ai più poveri. Ecco il ministero dell’accolitato: l’accolito è uno che si dona, che non ha paura di spendere la vita e di imparare da Gesù Eucaristia a donare la propria vita.
La parola di Dio che abbiamo ascoltato questa sera (cfr. At 4,23-31) ci parla della comunità cristiana, e ci presenta un volto della comunità che è estremamente vivace e carico di vita, di forza, di gioia quasi inspiegabile. Pensate alla sofferenza, alla crisi, al disorientamento della comunità degli amici di Gesù dopo la sua morte: tutto era finito; si erano sentiti illusi, con avventure di vita buttate via, e Gesù in croce. Ma, all’improvviso, è accaduto qualcosa che ha ridato vita, ha ridato speranza, energia, gioia alla comunità e alla Chiesa tutta e agli amici del Signore. È accaduto qualcosa che, dalla paura, li ha portati al coraggio di annunciare il Vangelo e di testimoniare Gesù Risorto: hanno visto il Signore, hanno visto il Risorto, e questo ha aperto le porte del cuore, nella paura, per portarlo al coraggio dell’annuncio e dell’incontro con gli altri. La parola di Dio questa sera ci parla della ritrovata gioia, della speranza, della vitalità di una comunità che si mette in cammino; e in questa comunità ci sono cammini di persone, di volti concreti, uomini, donne, amici di Gesù che si mettono al servizio del Vangelo. Allora, in questa esperienza possiamo ritrovare le tracce di chi vuole seguire il Signore oggi, nella vita della nostra comunità, così come fanno i seminaristi, e così come fanno Nicholas e Reginald.
Raccogliamo alcuni brevi passaggi che dipingono l’esperienza di questi amici del Signore che ritrovano coraggio; e leggiamo, nel loro cammino, i passi dei nostri nuovi accoliti, quasi vedendo qual è la loro esperienza; ma anche dicendo che questo è l’annuncio: cioè, il dono da vivere, è l’augurio che facciamo a Reginald e a Nicholas. C’è una prima immagine: “In quei giorni, rimessi in libertà, Pietro e Giovanni andarono dai loro fratelli, dalla comunità” (At 4,23). Notate la sottolineatura del testo: “Rimessi in libertà”; Pietro e Giovanni, infatti, erano stati incarcerati proprio perché annunciavano la Parola, annunciavano Gesù Risorto, e i Giudei li avevano presi, per paura della gente, e li avevano messi in prigione. Eppure, dice questa pagina degli Atti degli Apostoli, “rimessi in libertà, andarono dai loro fratelli”. È una bella immagine della forza della Parola di Dio! Non ci sono catene, non c’è carcere, non c’è reclusione: cioè, non ci sono difficoltà, delusioni, cadute che possono imprigionare il diffondersi della Parola di Dio (cfr 2Tm 2,10). C’è una ricchezza, una vitalità della Parola che neanche le sbarre di un carcere riescono a imprigionare, perché nella comunità che riparte, la Parola di Dio corre, supera le barriere, raggiunge chi è nella povertà, vive nella vita della comunità. “Andarono dai loro fratelli”: c’è una forza della Parola di Dio che è capace di dare vita alla comunità e di accompagnare i passi dell’annuncio, i passi di una comunità che si apre. Coloro che accolgono questa Parola, come Pietro e Giovanni, diventano portatori, testimoni della forza di questa Parola.
È il primo sguardo che vorrei pensare per Reginald e per Nicholas. Mi piace pensare, e vorrei immaginare, la forza della Parola che ha accompagnato, anzitutto, la loro vita. Se sono qui, oggi, nella nostra Cattedrale, per accogliere il ministero dell’accolitato, è perché la Parola ha operato nella loro vita. Essa è stata capace di vincere resistenze, dubbi, fatiche, chiusure, qualche caduta, delusione. Ha accompagnato un cammino in loro che, pian piano, diventa capace, sempre di più, di donarsi, di affidarsi a questa Parola: perché la Parola di Dio è fedele, la Parola di Dio è buona, non abbandona, la Parola di Dio opera nella vita, accompagna e fa uscire dal carcere.
Credo che oggi, nel loro cammino, siamo anzitutto invitati a vedere la forza della Parola che accompagna i passi di questi giovani; ed è una Parola fedele, è una Parola che opera il bene, è una Parola che apre orizzonti di vita e che porta ciascuno, e loro, fuori da ogni esperienza di chiusura e di povertà. È la Parola che accompagna e guida i passi di chi è amico del Signore e vuole seguirlo; e ogni ministero, anche l’accolitato, diventa ministero al servizio della Parola. Fedeli alla Parola del Signore, fedeli all’ascolto della sua Parola che diventa annuncio e diventa celebrazione nell’Eucaristia; e di nuovo, grazie a Pietro, a Giovanni, a tanti di noi – magari ciascuno potrebbe mettere il proprio
nome – e anche grazie a Nicholas, a Reginald, la Parola di Dio oggi si diffonde e opera nella nostra comunità, nella Chiesa, nel nostro mondo.
Ma c’è un secondo aspetto di questa pagina degli Atti degli Apostoli che parla di noi. È bellissima l’immagine della Chiesa: perché i fratelli, la Chiesa, accolgono Pietro e Giovanni e, poi, cosa fanno? Pregano per loro! (cfr At 4,24). È una bellissima immagine della comunità, della Chiesa, che prega per i suoi Apostoli, che con la preghiera sostiene, incoraggia, accompagna i passi, mostra che ha a cuore il cammino di quella gente che deve portare il Vangelo: una comunità viva è una comunità che prega, ed è una comunità che si fa carico e accompagna con la preghiera chi deve servire il Vangelo.
E ancora questa pagina dice chi siamo noi, che è la comunità, che oggi deve accompagnare nella preghiera il cammino di giovani – ce ne sono qui alcuni, ci sono Nicholas e Reginald – che vogliono servire il Vangelo, che vogliono servire la Chiesa. E noi cosa possiamo fare? Possiamo accompagnarli e sostenerli con la nostra preghiera: una preghiera che vuole farsi vicinanza, vuole essere incoraggiamento, vuole sostenere, vuole condividere la gioia dell’annuncio e della fecondità della Parola di Dio e della ricchezza del dono della celebrazione dell’Eucaristia. La comunità ha a cuore il cammino di chi serve il Vangelo. Allora oggi la comunità prega per Nicholas e Reginald e a voi, cari Nicholas e Reginald, diciamo: “Amici, sentitevi accompagnati da una comunità che prega”. Voltatevi indietro: sono loro! Sono loro il segno di una comunità che prega, che prega per voi, che vi accompagna, sostiene i vostri passi e incoraggia la vostra gioia di annunciare il Vangelo e di servire la Chiesa; di servire Gesù nell’Eucaristia, nel volto dell’Eucaristia e nel volto del più povero. Per voi c’è una comunità che prega; ed è una comunità viva, è una comunità pasquale, è una comunità che deve sentirsi impegnata nell’avere a cuore tutto il seminario, deve sentirsi impegnata nell’avere a cuore la preghiera per le vocazioni di particolare dedizione al Signore; e deve pregare per il dono di nuovi preti per la nostra Chiesa. Una comunità che prega è una comunità viva!
Ma c’è un ultimo aspetto che ci consegna il Vangelo, dove, nel dialogo tra Gesù e Nicodemo, Gesù parla di una vita nuova, di una vita che rinasce da acqua e da Spirito: “Dovete nascere dall’alto”, dice il Signore (cfr Gv 3,1-8). Mi sembra una parola di Gesù che è già Parola di Pasqua, di Resurrezione, di vita che è dono. Una Parola che ci parla di una comunità viva, una comunità pasquale, che ha imparato che la vita è data nel dono. Si rinasce dall’alto non quando nasciamo nuovamente, ma quando finalmente accettiamo che la vita ci sia regalata, data in dono nella gratuità, senza dovercela meritare; data in dono perché amati. La vita nuova, la vita nello Spirito, la vita del rinascere dall’alto, è la vita donata che è l’amore. A Reginald e Nicholas auguriamo di
rinascere dall’alto, cioè dovete nutrirvi di amore, dovete accogliere l’amore che è dono; e il luogo dove questo amore, in modo più grande, ci è dato e ridonato è l’altare, è l’Eucaristia. L’Eucaristia celebrata e donata perché diventi cibo per noi, viatico, cammino, compagno, nell’esperienza della nostra vita. Nutritevi di Amore, lasciatevi amare da Gesù, lasciatevi guardare da lui, lasciatevi conquistare dal Signore che si fa presente in mezzo a noi nell’Eucaristia. E, grazie a Lui, tramite Lui, lasciatevi amare da chi accompagna i vostri passi, da quelli più vicino a voi, cioè le vostre famiglie, gli amici, coloro che sono in seminario e che vi accompagnano, questa comunità con i suoi preti, i giovani.
Lasciatevi amare… e si rinasce dall’alto. Lasciatevi amare… e sarete davvero accoliti. Lasciatevi amare e diventerete capaci di amare, perché sarà quello il modo più bello di essere accolito. Si parte dall’altare, ma si arriva a servire Gesù nel povero e nel bisognoso, amando, donando amore. Una comunità che nasce dall’Eucaristia e che vive l’amore è una comunità viva, una comunità pasquale.
Vi auguro che oggi, in questa giornata che è nel tempo di Pasqua, di una comunità che riprende il cammino, possiate scoprire nel ministero dell’accolitato il vostro essere nuovamente chiamati, accompagnati dalla forza e dall’operosità della Parola e mandati a servire la Chiesa.