Celebrazione eucaristica con il conferimento dell’accolitato a Nicholas Spertilli Raffaelli e Reginald Madeus

17-04-2023

Con particolare letizia e gioia, accompagniamo questa sera Reginald e Nicholas a vivere questa tappa del loro cammino vocazionale verso il sacerdozio, che è il ministero dell’accolitato.

È il momento di festa: quella loro, innanzitutto, poi delle loro famiglie – un caro saluto a chi è qui e a chi è più lontano – e poi è festa di tutta la comunità del seminario e, in particolare l’augurio al rettore don Andrea con tutta la comunità del seminario; è festa del presbiterio, e quindi ringrazio i preti che sono qui presenti e partecipano a questa celebrazione, e poi saluto le varie presenze: il coro di Viciomaggio, che ci aiuta a cantare e a lodare il Signore, i giovani, gli scout, gli amici, le religiose, i religiosi, i diaconi… la comunità che è in festa.

E la comunità in festa è proprio la comunità della Pasqua, della gioia del Risorto.

È nella comunità, nella vita della comunità e della Chiesa, che maturano i cammini di fede, maturano i cammini di discepolato, come sono quelli di chi segue il Signore per vivere un ministero nella Chiesa e, come stasera, viviamo per Reginald e Nicholas.

Loro diventeranno accoliti, e lo faranno in un itinerario che è quello dove, pian piano, ci si avvicina al sacerdozio; e nel ricevere diversi ministeri – prima il lettorato, oggi l’accolitato – il seminarista, e loro due questa sera, pian piano assumono il volto e il cammino di Gesù.

Ricevere un ministero vuol dire cominciare ad assomigliare sempre di più a Gesù e al dono della sua vita, che, poi, nell’essere prete, si potrà vivere in modo pieno, generoso, compiuto.

Allora, caro Nicholas e caro Reginald, voi questa sera accogliete questo dono che è l’accolitato, perché amici di Gesù, per assomigliare a lui, per imparare sempre di più a vivere e a donare la vita come lui.

In modo particolare, l’accolito vive un ministero che è nel servizio pieno della Chiesa, della comunità: anzitutto, è servizio al cuore, alla fonte, al culmine della vita della Chiesa, che è l’Eucaristia; e, poi, è servizio alla comunità nelle forme diverse della carità e del dono della vita, fino all’accoglienza e alla vicinanza ai più poveri.

Ecco il ministero dell’accolitato: l’accolito è uno che si dona, che non ha paura di spendere la vita e di imparare da Gesù Eucaristia a donare la propria vita.

La parola di Dio che abbiamo ascoltato questa sera ci parla, appunto, della comunità cristiana, e ci presenta un volto della comunità che è estremamente vivace e carico di vita, di forza, di gioia quasi inspiegabile.

Pensate alla sofferenza, alla crisi, al disorientamento della comunità degli amici di Gesù dopo la sua morte: tutto era finito; si erano sentiti illusi, con avventure di vita buttate via, e Gesù in croce. Ma, all’improvviso, è accaduto qualcosa che ha ridato vita, ha ridato speranza, energia, gioia alla comunità e alla Chiesa tutta e agli amici del Signore.

È accaduto qualcosa che, dalla paura, li ha portati al coraggio di annunciare il Vangelo e di testimoniare Gesù risorto: hanno visto il Signore, hanno visto il Risorto, e questo ha aperto le porte del cuore, nella paura, per portarlo al coraggio dell’annuncio e dell’incontro con gli altri.

La parola di Dio, questa sera, ci parla della ritrovata gioia, speranza, vitalità di una comunità che si mette in cammino; e in questa comunità ci sono cammini di persone, di volti concreti, uomini, donne, amici di Gesù che si mettono al servizio del Vangelo.

Allora, nell’esperienza di questi amici del Signore, di una comunità che ritrova coraggio e gioia, nell’esperienza di questi amici che così, in questa comunità, vivono il loro cammino, possiamo ritrovare le tracce di chi vuole seguire il Signore oggi, nella vita della nostra comunità, così come fanno i seminaristi, e così come fanno Nicholas e Reginald.

Raccogliamo alcuni brevi passaggi che dipingono l’esperienza di questi amici del Signore che ritrovano coraggio; e leggiamo, nel loro cammino, i passi dei nostri nuovi accoliti, quasi vedendo qual è la loro esperienza; ma anche dicendo che questo è l’annuncio: cioè, il dono da vivere, è l’augurio che facciamo a Reginald e a Nicholas.

C’è una prima immagine: “in quei giorni, rimessi in libertà, Pietro e Giovanni andarono dai loro fratelli, dalla comunità”. Notate la sottolineatura del Vangelo: “rimessi in libertà”; Pietro e Giovanni, infatti, erano stati incarcerati proprio perché annunciavano la Parola, annunciavano Gesù risorto, e i giudei li avevano presi, per paura della gente, e li avevano messi in prigione. Eppure, dice questa pagina degli Atti degli Apostoli, “rimessi in libertà, andarono dai loro fratelli”.

È una bella immagine della forza della Parola di Dio.

Non ci sono catene, non c’è carcere, non c’è reclusione: cioè, non ci sono difficoltà, delusioni, cadute che possono imprigionare il diffondersi della Parola di Dio. C’è una ricchezza, una vitalità della Parola che neanche le sbarre di un carcere riescono a imprigionare, perché nella comunità che riparte, la Parola di Dio corre, supera le barriere, raggiunge chi è nella povertà, vive nella vita della comunità.

Appunto “andarono dai loro fratelli”: c’è una forza della Parola di Dio che è capace di dare vita alla comunità e di accompagnare i passi dell’annuncio, i passi di una comunità che si apre.

E coloro che accolgono questa Parola, come Pietro e Giovanni, diventano portatori, testimoni della forza di questa Parola.

È il primo sguardo che vorrei pensare per Reginald e per Nicholas.

Mi piace pensare, e vorrei immaginare, la forza della Parola che ha accompagnato, anzitutto, la loro vita.

Se sono qui, oggi, nella nostra cattedrale, per accogliere il ministero dell’accolitato, è perché la Parola ha operato nella loro vita.

Nella loro vita, probabilmente, la Parola è stata capace di vincere resistenze, dubbi, fatiche, chiusure, qualche caduta, delusione…

E la Parola ha accompagnato un cammino in loro che, pian piano, diventa capace, sempre di più, di donarsi, di affidarsi a questa Parola: perché la Parola di Dio è fedele, la Parola di Dio è buona, non abbandona, la Parola di Dio opera nella vita, accompagna e fa uscire dal carcere…

Ecco: credo che oggi, nel loro cammino, siamo anzitutto invitati a vedere la forza della Parola che accompagna i passi di questi giovani; ed è una Parola fedele, è una Parola che opera il bene, è una Parola che apre orizzonti di vita e che porta ciascuno, e loro, fuori da ogni esperienza di chiusura e di povertà.

È la Parola che accompagna e guida i passi di chi è amico del Signore e vuole seguirlo; e ogni ministero, anche l’accolitato, diventa ministero al servizio della Parola.

Fedeli alla Parola del Signore, fedeli all’ascolto della sua Parola che diventa annuncio e diventa celebrazione nell’Eucaristia; e di nuovo, grazie a Pietro, a Giovanni, a tanti di noi – magari ciascuno potrebbe mettere il proprio nome: i preti che sono qui presenti – e anche grazie a Nicholas, a Reginald, la Parola di Dio oggi si diffonde e opera nella nostra comunità, nella Chiesa, nel nostro mondo.

Ma c’è un secondo aspetto di questa pagina degli Atti degli Apostoli che parla di noi.

È bellissima l’immagine della Chiesa: perché i fratelli, la Chiesa, accolgono Pietro e Giovanni e, poi, cosa fanno? Pregano per loro!

È una bellissima immagine della comunità, della Chiesa, che prega per i suoi Apostoli, che con la preghiera sostiene, incoraggia, accompagna i passi, mostra che ha a cuore il cammino di quella gente che deve portare il Vangelo: una comunità viva è una comunità che prega, ed è una comunità che si fa carico e accompagna con la preghiera chi deve servire il Vangelo.

E, ancora, si parla di noi, e ci dice questa pagina che siamo noi, la comunità, che oggi deve accompagnare nella preghiera il cammino di giovani – ce ne sono qui alcuni, c’è Nicholas, c’è Reginald – che vogliono servire il Vangelo, che vogliono servire la Chiesa.

E noi cosa possiamo fare? Possiamo accompagnarli e sostenerli con la nostra preghiera: una preghiera che vuole farsi vicinanza, vuole essere incoraggiamento, vuole sostenere, vuole condividere la gioia dell’annuncio e della fecondità della Parola di Dio e della ricchezza del dono della celebrazione dell’Eucaristia.

La comunità ha a cuore il cammino di chi serve il Vangelo…

Potremmo dire oggi, allora, per noi: “la comunità prega per Nicholas e Reginald”; e a voi diciamo: “amici, sentitevi accompagnati da una comunità che prega”.