Il complesso del santuario di S. Maria delle Grazie in Sansepolcro è prossimo all’antica Porta del Castello, quasi di faccia alla chiesa di S. Francesco. L’elegante loggetta di fianco, il soffitto intagliato e la soave Madonna meritano attenzione. E’ un ‘opera architettonica del secolo d’oro del Rinascimento, sorta ad opera della Compagnia della Morte.
Era questa l’ultima delle undici confraternite dei “frustati” o “flagellanti” di Sansepolcro. Ebbe inizio legale la mattina del primo maggio 1518 a “La Caminata” di Giovanni Battista Giovagnoli. Quindici uomini vi si radunarono di primo mattino per far redigere l’atto di fondazione dal “prudente” Giovanni Marco di Longaro. Essi dicevano che l’idea era nata per ispirazione della Immacolata S. Maria delle Grazie. Il terreno per la costruzione della chiesa e del]’oratorio era stato offerto dall’Arte della Lana, che aveva chiesto il compenso simbolico di una libbra di cera all’anno.
Uomini entusiasti avevano raccolto una buona somma di denaro ritenuto sufficiente per far gettare le fondamenta e iniziare i muri. Era giunto il tempo quindi di mettere nero su bianco e dare inizio alla grande opera. Non passarono molti giorni e i lavori ebbero principio sotto la direzione di Romano Alberti, figlio dell’architetto Alberto e dei priori della confraternita.
Passarono 37 anni prima di affidare ad un pittore l’icona per l’altare maggiore. La scelta cadde su Raffaello dal Colle, detto Raffaellino. Gli commissionò l’opera, nel 1555,11 priore della compagnia Giovanni Battista Migliorati, che gli fece avere una tavola con cornice intagliata da Alberto Alberti. Il soggetto da rappresentare doveva essere naturalmente la Madonna della Grazie. Il disegno piacque. La Madonna è in atto orante, ginocchio a terra e mani giunte, affiancata da due angeli, pure genuflessi, mentre altri due la incoronano regina.
Finalmente, nel 1563, Alberto Alberti fece eseguire il portale di ingresso da lui disegnato. Nel mese di aprile vi fece ingresso il vescovo diocesano Niccolò Tornabuoni per la prima visita pastorale. Vi trovò tre altari, Il cronista della visita del 1568, a proposito delI’altar maggiore, scrisse che era mirabile per struttura, pittura e ornamenti. Ma fin dalle sue origini l’immagine di S. Maria delle Grazie fu oggetto di singolare venerazione da parte dei fedeli, favoriti da grazie speciali, testimoniate da numerosissimi donativi “ex voto”. Ad essa il popolo fece ricorso in occasione di pubbliche calamità, specialmente in tempo di terremoti e di epidemie. E’ celebre il voto fatto in occasione dell’orrendo terremoto del 1694 (giovedi santo), quando, lesionati molti edifici sacri, fra cui la cattedrale, il vescovo celebrò i sacri riti di quel solenne giorno sul prato antistante la chiesa, dove fu trasportata l’immagine della Madonna delle Grazie.
La chiesa fu restaurata varie volte, specialmente nel 1899. quando, su iniziativa della compagnia, sotto la guida dell’architetto Giuseppe Castellucci, soprintendente ai monumenti di Firenze, fu riportato al naturale il soffitto, che era stato goffamente rivestito a gesso, ed imbiancato. In tale occasione fu pure potenziato l’organo dalla ditta Tranci di Pistoia.
Il santuario fu consacrato dal vescovo Pompeo Ghezzi il 10 maggio 1931, nella ricorrenza del 150 centenario del concilio di Efeso.
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