Ottava serata della novena della Madonna del Conforto

13-02-2023

Prima lettura. Genesi 4,1-15

Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo grazie al Signore». Poi partorì ancora Abele, suo fratello. Ora Abele era pastore di greggi, mentre Caino era lavoratore del suolo. Trascorso del tempo, Caino presentò frutti del suolo come offerta al Signore, mentre Abele presentò a sua volta primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovresti forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai». Caino parlò al fratello Abele. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino: «Dov’è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?». Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto, lontano dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra». Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono. Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e dovrò nascondermi lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi ucciderà». Ma il Signore gli disse: «Ebbene, chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse.

Vangelo secondo Marco 8,11-13

Vennero i farisei e si misero a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno». Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.

Omelia

  1. Salutiamo questa sera, nel cammino di novena che stiamo vivendo, la zona pastorale del senese, e ai sacerdoti e agli amici che vengono da quella zona diamo il benvenuto in questa occasione di preghiera; come diamo anche il saluto a tutti i presenti e a coloro che da casa stanno pregando con noi.
  2. Diversi temi ci accompagnano in queste serate, ormai vicini alla festa della Madonna del Conforto: questa sera, la Parola di Dio ci invita a riflettere sulla presenza di Dio nella vita o, meglio sul riconoscere la presenza di Dio nella vita; e il tema della presenza è accostato al tema dei segni. Nel Vangelo abbiamo ascoltato come chiedono a Gesù un segno perché lui dimostri di essere il Messia atteso dalle genti, e la risposta di Gesù rivela che il segno c’è: occorre imparare a vedere i segni della presenza del Signore che già ci sono nella vita; non sono da chiedere, perché Dio ce li dona i segni della Sua presenza, e il segno da riconoscere è Gesù: è Lui, la Sua vita, la Sua parola, la Sua testimonianza il segno che ci racconta e rivela la presenza di Dio nella vita. E questo segno, che è Gesù, è segno di misericordia. In un altro passaggio, Gesù dirà non vi sarà dato altro segno che il segno di Giona: cioè, colui che diventa testimone della misericordia di Dio.
  3. Oggi la Parola di Dio vuole annunciare di nuovo alla nostra vita che Dio è presente, che ci accompagna, non ci abbandona, e la domanda che possiamo fare, allora, non è quella di vedere dei segni, ma è quella di accorgerci della presenza del Signore. Ci siamo accorti dell’amore di Dio per noi? Ci siamo accorti della Sua misericordia, della sua pazienza? Ci siamo accorti, lasciando entrare davvero la Sua parola nella nostra vita? Ci sono momenti diversi nella vita di gioia e di dolore, di speranza e di lutto, e in questi tempi della vita, oggi, ci racconta la Parola, il Signore non ti abbandona: Lui è presente, vicino alla tua vita e, dunque, è decisivo accorgersi della vicinanza e della operosità di Dio in noi.
  4. È decisivo, come ci può svelare la prima lettura, questa pagina di Caino e Abele e del delitto di Caino nei confronti di Abele: quanto è decisivo accorgersi della presenza di Dio. Caino, pur avendo Dio vicino, non è stato capace di riconoscere la Sua presenza e l’amore del Padre per lui; e non riconoscere la Sua presenza ha spento la vita di Caino. Ha spento la vita di Caino, anzitutto, nella tristezza, nel buio, nell’incapacità di vedere che la sua vita era bene, era amata, era benedetta. Se ti dimentichi della presenza di Dio, la tua vita intristisce, ti impedisce di vedere il bene che c’è; e poi non accorgersi della presenza di Dio ti porta a diventare cieco anche di fronte al fratello: non sei più capace di vedere i fratelli e di chiamarli come tali, fratelli e sorelle; diventano nemici, al punto da volerli uccidere, come è stato per Abele. Ma il cuore della Parola di oggi è non accorgersi della presenza di Dio: ecco, la presenza di Dio nella vita ti aiuta a vedere la tua vita come bene, come benedetta, e ti accompagna a vedere negli altri dei fratelli; non dei rivali, ma dei fratelli con cui camminare nella vita e nella Chiesa.
  5.  Il nostro sguardo e la nostra preghiera a Maria sono invocazione perché, con i Suoi occhi, con il Suo cuore, con la Sua dedizione, noi impariamo a vedere la presenza di Dio nella nostra vita e ad accoglierlo.