Quarta serata della novena della Madonna del Conforto

09-02-2023

Prima lettura. Genesi 2,18-25

E il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: «Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta». Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne. Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, e non provavano vergogna.

Vangelo secondo Marco 7,24-30

Partito di là, andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.

 

Omelia

1. Benvenuti a tutti voi, che partecipate a questa serata della novena e, in particolare, a tutti coloro che oggi vengono dai luoghi della Valtiberina; forse arrivate un po’ anche dalla neve: qualcuno di voi mi ha telefonato da Sestino, là sono bloccati per la neve, quindi anche a loro il mio saluto, e da qui, da Arezzo, lo sguardo, il pensiero, la comunione a tutte le valli della nostra Diocesi. Oggi in modo particolare alla Valtiberina in ogni suo spazio, in ogni suo orizzonte, e il saluto e un cammino che prosegue anche con coloro che ci seguono da casa grazie alla televisione e ai social.

  1. È un cammino, questo della novena, che stiamo vivendo per crescere nella vita dello spirito, nella vita di fede, ed è molto bello il versetto alleluiatico che è stato proclamato e dice il senso della novena: cioè, ci spiega perché facciamo una novena della Madonna del Conforto, che cosa chiediamo vivendo il cammino della novena. Il versetto dice così: “Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza”. Ecco, viviamo la novena per accogliere la Parola che viene a noi, nella nostra vita, nel nostro cuore e porta la salvezza, porta la vita.
  2. Un po’ come ci racconta la pagina di Vangelo, dove questa donna straniera, questa donna che è al di là dei confini di Israele, chiede la parola del Vangelo, chiede la parola di salvezza; e la parola accolta, nella voce di Gesù, “per questa tua parola va’, il demonio è uscito da tua figlia”. La parola pronunciata da Gesù – ci racconta il Vangelo – è parola che libera: libera dal male, dal demonio, libera e porta il dono della salvezza. Mi sembra questo il tema di questa serata della novena: siamo chiamati a lasciar correre la parola del Vangelo. Infatti, questa pagina di Vangelo ci racconta, anzitutto, che il diffondersi della Parola rischia di avere dei confini insuperabili, e anche Gesù sperimenta questo rischio. Egli incontra questa donna straniera e la prima parola di Gesù per lei è che la Parola non è per loro, non è per gli stranieri: la parola di Dio è per i figli di Israele; ma la risposta di quella donna – che anche i cagnolini mangiano di ciò che cade dalla tavola – apre il cuore di Gesù e arriva a rompere le barriere, i confini, ciò che frena il diffondersi della Parola e consente alla parola del Vangelo di superare le barriere e di arrivare a portare salvezza.
  3. Allora è proprio per questo che, oggi, nella riflessione di questa sera, siamo invitati scoprire e meditare questa avventura: la Parola del Signore, la parola del Vangelo deve superare le barriere e deve correre; deve raggiungere ogni luogo e ogni angolo dell’esistenza, perché porta la salvezza. E quali sono le barriere oggi? Le barriere potrebbero essere, anzitutto, quelle del nostro cuore, come il nostro peccato, altre volte sono barriere che vengono dalla tristezza, dalla sfiducia, dallo scoraggiamento; altre volte sono le barriere che incontriamo per le difficoltà e le fatiche della vita; oppure, ancora, possiamo incontrare le barriere quando non sappiamo accogliere, come questa donna siro-fenicia, la diversità, chi è diverso da noi; e anche quello può diventare una barriera. Altre volte, cisono barriere culturali, barriere che a volte potremmo vivere anche nella comunità cristiana, anche nella Chiesa. E oggi, invece, il Vangelo ci dice: la parola del Vangelo deve correre e superare ogni barriera e deve portare salvezza, può portare salvezza.
    1. Questo annuncio è per noi: ci viene detto che nella nostra vita e dove, nelle nostre comunità, incontriamo delle barriere, dobbiamo lasciare entrare la parola del Vangelo, dobbiamo lasciare entrare Gesù, dobbiamo leggere il Vangelo e dobbiamo annunciarlo vivendolo; e, allora, le barriere si superano e si vive la salvezza, la liberazione dal male; viene portata la gioia e la vita perché arriva il Vangelo.È un invito bello a essere convinti della necessità di evangelizzare; lo dico per primo ai preti che sono qui presenti: dobbiamo annunciare il Vangelo, non dobbiamo stancarci di portare la parola del Vangelo, anche quando magari ci sembra inutile, quando sembra che non raggiunga la gente, che non sia accolta. Quella è una barriera.Ma la parola del Vangelo deve correre, e noi dobbiamo portarla. Non dobbiamo lasciarci fermare dalle barriere e dai confini e portare la parola del Vangelo, annunciare Gesù, dire il suo Nome.
      1. Un po’ come viene comandato nella pagina che abbiamo ascoltato dal libro della Genesi, dove l’uomo, l’Adam, dà il nome ad ogni creatura, chiama per nome. Il senso vero del chiamare per nome vuol dire riconoscere che lì c’era la presenza della mano di Dio, c’è una parola di Vangelo in ogni realtà creata; e allora il dare il nome è riconoscere e portare il Vangelo in ogni realtà creata. Sentiamoci oggi incoraggiati, riempiti di gioia perché quando portiamo il Vangelo noi portiamo la gioia. E il Vangelo supera le barriere quando lo portiamo con gioia, con speranza, e dobbiamo dare questo dono a tutto il mondo. Nel Vangelo, nel nome di Gesù, noi portiamo la gioia; noi cristiani possiamo solo portare la gioia e, poi, la gioia diventa pace, diventa fraternità, diventa incontro, speranza.Ma dobbiamo lasciar correre la parola del Vangelo, non dobbiamo farci frenare dai confini, dagli ostacoli, dalle diversità. Il Vangelo è per tutti, anche per chi la pensa diversamente da noi, anche per chi ci sembra lontano. La parola del Vangelo è un dono anche per loro e porta salvezza.
        1. È testimone, per noi, Maria che è stata non solo Madre, ma anche discepola del Signore, e lei per prima, con la sua vita, ha vissuto ciò che è il Vangelo nell’annunciazione, nel concepimento di Gesù, nel dargli la vita e nell’accompagnarlo come discepola e come Madre, nel suo cammino fin sotto la croce. Maria è donna della gioia del Vangelo, stella dell’annuncio, stella dell’evangelizzazione. Ci accompagni, Maria, a lasciar correre per tutti noi e nella nostra terra, nella nostra Diocesi la gioia della parola del Vangelo.