Beati i padri e i fratelli miei dell’episcopato, cari frati, care sorelle e i fedeli tutti quanti qua convenuti in questo luogo santo che fa eco alla parola di frate Francesco, quando nel 1216 davanti al Papa Onorio III disse: “Non mi interessano non mi interessano gli anni dell’indulgenza, non anni ma anime”.
Il tema della salvezza è al centro della festa di oggi ed ha un’attualità incontestabile, il carisma di Francesco è rivolto alla gente soprattutto in questo momento di continuo confronto tra la vita e la morte siamo stati provati, ma la chiesa non può limitarsi a fare sue le restrizioni sanitarie, doverose per carità.
C’è di peggio della pandemia, il male atterrisce molti ma non riesce a restituirci un mondo più umano e più giusto, Francesco, il grande nostro padre Francesco ha un cammino alto e bellissimo. Riesce a cogliere come la vita cortese del XIII secolo e la consapevolezza che il mondo cavalleresco che riempiva di interessi quel tempo non lo salvava. Quando, in cerca del senso della gloria, il serafico padre Francesco a Spoleto riesce a comprendere di ritornare sui suoi passi e lasciare sconvolta una società: guardate, ancora una volta, divisa tra pochi ricchi e potenti e un mare di disgraziati che non sapevano come arrivare in fondo alla vita.
Francesco nel suo cammino interiore si libera da tutto questo e tocca anche a noi, amici miei, di liberarci dalla cultura dell’apparenza che oggi devasta, pare che soltanto se si appare agli occhi del mondo si conta qualcosa, abbiamo di più, abbiamo di meglio. Non conta ciò che luccica, conta la sostanza delle cose. Santa Maria degli angeli – in Umbria si dice agli angioli – è il luogo del sovrannaturale. Francesco non volle mai che la porziuncola appartenesse ai frati, che la usassero sempre perché ciò che fa santo un uomo è la preghiera e la preghiera continua. La tradizione del vivissimo carisma di frate Francesco torna a dirci, nella chiesa di oggi, la dimensione del sovrannaturale: Francesco davanti ad Assisi intera si libera dei vestiti. Tutta la sua scelta ha il carattere della profezia.
Mi piace ricordare che in questo giorno – era la fine di luglio e durante la notte aveva avuto tempo di un esperienza interiore -, forte della sua carità profetica , Francesco si mette in moto e chiama frate Masseo e insieme vanno da Assisi a Perugia, per una singolare ambasceria. Riesce ad arrivare di fronte al Papa appena eletto – forse perché era appena eletto e poco pratico di curia che lo lasciano arrivare al Papa – Francesco racconta della ricostruzione di san Damiano, ma soprattutto fa capire a Papa Onorio, che è bene ricostruire la chiesa. Bisogna ritrovare il gusto di scendere in mezzo alla gente, di starci in mezzo, per quanti anni la vuoi la indulgenza? A Francesco non gliene importa nulla delle strutture, delle bolle, delle chiacchiere, di tutti quei discorsi che non portano a nulla. Gli interessa invece la salvezza e chiede al Papa la salvezza di tutti, chiede il massimo che poteva domandare. Il Papa se ne accorge che è singolare questa proposta di ricostruire la Chiesa a partire dalla salvezza di tutti: abbiamo il Vangelo, quella è la ricchezza nostra. La Grazia di Dio non ci manca, coraggio dunque: la scelta del carisma è di coinvolgersi ad ogni costo.
Mi piace ricordare oggi i santi protomartiri dell’Ordine, che con un coraggio infinito andarono sul luogo del pericolo certo. Ci rimisero la vita terrena, conquistarono quella eterna non per se stessi, ma per tutti. Francesco opera con le sue scelte, anche con quella del perdono. Opera un cambiamento significativo della vita religiosa.. Francesco non vuole un monastero. Mi commuove ragionare del capitolo delle storie; mi torna in mente, in questo luogo aspro che è la Verna, il coinvolgimento che è chiesto a tutti per il bene comune e la misura è la contemplazione del crocifisso del nostro Signore. Come se stamani Francesco venisse a dirci “cogli questa storia d’amore cosi attuale, perché questa è la festa del perdono”.
La pratica del perdono, l’invito a farsi perdonare, a ritrovare il perdono inferiore, che cosa significa? Che quanti verranno alla chiesa confessati e pentiti, come si conviene assolti da un sacerdote, siano liberati dalla colpa e dalla pena.
Il tema di cambiare la Chiesa ogni giorno apre la preghiera comunitaria con i ritmi del salmo 94. Il primo ritmo è applauso al Signore e il nuovo è “se ieri ho peccato, oggi non voglio farlo più, voglio cambiare”, e i pellegrini che sono saliti al La Verna quest’oggi, in questo grande caldo, fanno una scelta del genere, voglio cambiare la vita, vogliono rendersi conto di dove hanno sbagliato. Non basta una schizzata di acqua santa, ci vuole altro, ci vuole un cammino interiore da riavviare, è il “pentiti” che Francesco chiede e il “confrontarsi con la Chiesa”.
Gesù Cristo Crocifisso e le sue sante piaghe sono il contenuto della salvezza, tema paolino molto caro evidentemente: non siete più vostri ma siete riscattati dal sangue preziosissimo Dio cristo. Da ultimo, ci coinvolge tutti perché chiede una chiesa che faccia compagnia agli angeli nel dimostrare la soprannaturalità della nostra esperienza cristiana.
Come ultimo, il tema della porziuncola, che è evidentemente il diminutivo di porzio, non piccola, non una parte, ma una piccola parte ancora più piccola, la chiesa non il pellegrinaggio. I frati hanno voluto che l’indulgenza, il perdono d’Assisi si possa ottenere in qualunque chiesa francescana e in qualunque parrocchia del mondo. Quel che conta è il perdono, quello che conta è di tornare a casa.
Cari amici che siete qua convenuti, la vostra scelta di essere qui può essere una scelta di tornare a casa, nella casa comune che è la Santa Chiesa? Una chiesa che non si mischia con le logiche del mondo ha la capacità di superare gli scritti giuridici con la preghiera, il ritorno al padre, il riconoscimento delle proprie colpe nella confessione. Il peccatore non ha parole, ma cerca nelle pieghe della sua memoria quale siano le sue storie di tradimento. Il mistero della chiesa che assolve e perdona e ti richiama e ti invita a quella festa che è la santa eucarestia, il gusto di ritrovarsi nella comunione vera, amici non per televisione, non basta sentire anche fosse il papa, non basta, ci vuole la concretezza di quell’ultimo prete del mondo che presiedendo l’eucarestia ti dà il corpo e il sangue di Dio, non apparenza ma fede comune, dobbiamo tornare alla comunione, quella vera quella che ci ha lasciato Gesù nel ultima cena in quella sala superiore di quel piccolo locale in quella piazzetta dove siamo diventati tutti cristiani, questo giorno ci faccia riscoprire la cura del popolo di Dio, che la salvezza da offrire a tutti è in ciascuno di noi.
LITURGIA DEL GIORNO