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Arezzo – Cattedrale

Omelia Diaconato di Nicholas Spertilli e Reginald Madeus

11 maggio 2024

La festa della Ascensione del Signore in cielo è celebrazione pasquale che annuncia la presenza fedele e reale del Signore Risorto con noi, nella nostra vita, nella storia del mondo e della Chiesa.

La Parola di Dio proclamata, infatti, mentre racconta l’ascensione di Gesù in cielo, in realtà svela il suo rimanere con noi, in particolare nell’annuncio e nei segni del vangelo.

L’Ascensione indica negli amici del Signore dei testimoni della sua presenza e della sua opera in mezzo a noi, ancora oggi.

Così viene dato oggi a due giovani, Nicholas e Reginald, il ministero del diaconato, un dono dato a loro per tutta la comunità che è diventare testimoni del Risorto e della sua presenza.

I testi biblici che abbiamo ascoltato sono oggi ricchissimi nel parlare di vocazione e di missione, come deve essere per il diacono. Raccolgo allora alcuni aspetti significativi di questo messaggio.

Un primo elemento che viene evidenziato nella Scrittura ci è raccontato dalla prima lettura, dal libro degli Atti.

Racconta l’autore di questo testo che Gesù si mostrò vivo dinanzi agli apostoli, si fece incontrare da loro, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. E prosegue il testo che “mentre lo guardavano fu elevato in alto…”.

Gli apostoli fanno esperienza di Gesù, stanno con lui, lo hanno seguito e ascoltato, lo hanno conosciuto e anche dopo la passione e morte, nella Pasqua, vivono intensamente l’incontro con lui. E stando con lui, quando egli viene elevato al cielo, essi guardano in alto, non tolgono lo sguardo da lui.

C’è uno stare con Gesù, un vivere l’amicizia con Lui che è ascolto, condivisione, partecipazione alla sua missione e alla sua opera di bene che è alla base, è fondante l’essere apostoli e testimoni del Risorto. Si è apostoli e testimoni perché si è stati con Gesù, lo si è visto, lo si è cercato, anche guardando il cielo.

Diventare diaconi vuol dire entrare in questa avventura umana e cristiana che è lo stare con Gesù, fissare lo sguardo su di Lui, guardarlo salire in cielo.

Nicholas, Reginald siete mai stati voi con Gesù? Si è mostrato a voi? Avete visto le sue opere, avete ascoltato la sua voce? Lo avete fissato? Il vostro sguardo lo cerca?

È necessario non solo per diventare diacono, ma per essere diacono, per vivere da diacono, questo incontrare Gesù vivo e stare con lui. Questa esperienza, questo incontro non è solo all’origine, all’inizio della vocazione, ma è la condizione fondamentale e necessaria di sempre per vivere la vocazione e per essere dunque diaconi.

“Perché state a guardare il cielo?” chiedono i due uomini in bianche vesti agli apostoli. E voi Nicholas e Reginald dove state guardando? Dove cercate Gesù?

L’attesa del ritorno del Signore è già occasione di incontro con Lui, è riempita da quei quaranta giorni in cui si è fatto vedere e lo hanno toccato ed ascoltato. Gesù sta con voi oggi, ci vuol dire questa festa.

È questa cari futuri diaconi una essenziale dimensione del diaconato e del ministero da vivere: stare con Gesù, incontrarlo vivo, farne esperienza, accogliere la sua parola, cercare il suo sguardo, gustare l’amicizia con Lui.

È questo carissimi il dono ricevuto, la vocazione.

Così vi ricorda Paolo: “Comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto”.

C’è una chiamata da custodire e da vivere, da tenere viva. Oggi per voi il diaconato interpreta la chiamata del Signore, il ministero specifico che sarete chiamati a vivere nella comunità, tra i tanti che Paolo ci ricorda nella seconda lettura.

Paolo allora richiama alcune condizioni e qualità per vivere la chiamata, per custodire lo stare con Gesù. E sono condizioni e qualità che bene possono delineare la vita e il ministero del diacono.

Così le indica l’Apostolo: umiltà, dolcezza, magnanimità, pazienza reciproca nell’amore, conservare l’unità nella pace. Sono tutte qualità che rimandano alla esperienza della relazione e che scopriamo e viviamo nell’incontrare gli altri.

È questo il senso del ministero del diacono: si tratta di donare, di donarsi; è questione di servire.

Allora a voi, cari Nicholas e Reginald ripeto quanto ci diceva Paolo: “Comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto”. Si tratta di vivere la delicatezza della relazione. E partirei dalla fine delle qualità richiamate: “conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace”. Forse vorrà dire costruire e cercare sempre la fraternità. Le qualità sopra richiamate: umiltà, dolcezza, magnanimità… raccontano la bellezza di una vita fraterna con tutti.

Cosa dovrete fare allora come diaconi cari Reginald e Nicholas? Costruite fraternità, servite i fratelli, servite la comunità. Capite bene che il principale compito del diacono allora non sarà all’altare, ma sarà nella vita della gente dove sarete chiamati a curare le ferite, portare il perdono e la pazienza, farvi carico delle sofferenze altrui. In mezzo alla gente… con umiltà, pazienza, magnanimità, pace.

È proprio questo l’invito e il mandato del Signore che il vangelo ci annuncia e che vorrei oggi ripetere a voi futuri diaconi: “Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo a ogni creatura”.

L’orizzonte è il mondo: si è diaconi in una diocesi per servire nel mondo, dove il Signore chiama. E come avviene l’annuncio? Prima delle parole ci sono i segni: scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti, imporranno le mani ai malati e questi guariranno”. Il vangelo si annuncia vivendolo, vivendone la forza vitale. Si tratta di portare la vita perché tutto questo racchiudono i segni che sono stati richiamati. Annunciare il vangelo vuol dire portatori di vita, essere generativi, fecondi. Si dovrebbe poter dire di un diacono che dove passa lui fiorisce la vita. Ed è una chiamata ed una esperienza straordinaria quella del poter portare la vita, far vivere altri.

Cari diaconi, andate in tutto il mondo e portate la vita. E non è un invito o una esortazione, ma è una dichiarazione: vi viene detto che oggi siete fatti capaci di portare la vita; è il dono da accogliere: essere portatori di vita.

Il vangelo, bellissimo, vi lascia infine una promessa.

Dice questa pagina che dopo che Gesù fu elevato in cielo essi “partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Paola con i segni che la accompagnavano”.

Questa parola contiene una promessa per voi cari diaconi.

È la promessa della vicinanza del Signore: egli camminerà con voi, egli agirà insieme a voi e vi farà capaci di portare una Parola viva, una Parola confermata da segni, da miracoli.

Gesù ascende in cielo, ma rimane presente anche grazie ai vostri passi, alle vostre parole, alla vostra testimonianza, ai segni che porrete.

È un bel programma di diaconato se la firma di tutto dirà: “Il Signore agiva insieme con loro”.

Provvedimenti e nomine

Il vescovo diocesano mons. Andrea Migliavacca in data 1° maggio 2024 ha nominato i membri del nuovo Consiglio di Amministrazione della Fondazione Tsd Comunicazioni. Si tratta di:

Giuseppe Beconcini
Gianni Bianchi
Mons. Vittorio Gepponi
Paolo Liberatori
Roberta Manescalchi
Massimo Mercati
Massimo Rossi
Don Adalberto Tarasiuk.

Provvedimenti e nomine

In data 29 aprile 2024 il vescovo diocesano mons. Andrea Migliavacca ha nominato i membri della Giunta direttiva e del Consiglio della Caritas diocesana.


Giunta direttiva della Caritas diocesana
Direttore Mons. Fabrizio Vantini
Dom Sandro Rotili, OSB Cam
Mons. Giuliano Francioli
Diac. Umberto Valiani
Don Samuele Antonello
Alessandro Buti
Manuela Esposito
Gabriele Chianucci
Andrea Dalla Verde
Luca Piervenanzi
Debora Sacchetti
Franco Dragoni
Gabriella Rossi

Consiglio della Caritas diocesana
Direttore Mons. Fabrizio Vantini
Dom Sandro Rotili, OSB Cam
Mons. Giuliano Francioli
Diac. Umberto Valiani
Don Samuele Antonello
Alessandro Buti
Manuela Esposito
Gabriele Chianucci
Andrea Dalla Verde
Luca Piervenanzi
Debora Sacchetti
Franco Dragoni
Gabriella Rossi
Laura Sassoli
Emma Gorini
Suor Paola Barbabella, della Fraternità Francescana di Betania
Teresa Pontoriero
Morena Rosadoni
Claudia Donati
Valerio Scali
Gian Michele Malentacchi

Mons. Alessandro Conti
Can. Aldo Manzetti
Can. Andrzej Zalewski
Don Gualtiero Mazzeschi
Don Armel Garcia Mouhingou Mankessi
Don Arkadiusz Siergiejuk
Diac. Massimo Cipriani

Suor Lucia Paccini delle Figlie di Santa Elisabetta

 

Pellegrinaggio diocesano a La Verna

Sabato 8 giugno p.v., in occasione dell’Ottocentenario delle Stimmate di san Francesco, la Diocesi propone un pellegrinaggio diocesano a La Verna.

 

Incidente sul lavoro a Montepulciano, il Vescovo Andrea Migliavacca: “Cordoglio e preghiera per Manuel e vicinanza alla famiglia e a tutti i suoi cari”

La tragica morte di Manuel Cavanna, il giovane cortonese che ieri, a Montepulciano, ha perso la vita in seguito a un grave incidente sul lavoro, ha destato dolore e sgomento anche nella comunità cristiana di Arezzo-Cortona-Sansepolcro.
Il vescovo monsignor Andrea Migliavacca, appresa la notizia, ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Desidero esprimere, anzitutto, il mio cordoglio e la mia preghiera per Manuel, il giovanissimo meccanico che ieri è morto mentre stava lavorando. Vorrei manifestare i miei sentimenti di vicinanza alla sua famiglia e a tutti i suoi cari. Ancora una volta ci troviamo, attoniti, a piangere la morte di un giovane lavoratore, a causa di un incidente; sono notizie che ci raggiungono troppo spesso: dobbiamo riflettere su quello che è accaduto per promuovere e per impegnarci, tutti, a favorire e sviluppare maggiore attenzione per la sicurezza nel mondo del lavoro».
A questo proposito, il Vescovo ricorda che il tema della sicurezza sul luogo di lavoro è da tempo al centro anche della riflessione del mondo cattolico: «In più di un’occasione, papa Francesco ha indicato come prioritaria la considerazione della responsabilità verso i lavoratori»; il riferimento di monsignor Migliavacca è, in particolare, a un intervento del Papa tenuto nel settembre scorso, in occasione di un incontro con l’Associazione mutilati e invalidi del lavoro.

18 aprile 2024

Mons. Gherardo Gambelli è il nuovo Arcivescovo Metropolita di Firenze. Il Vescovo Andrea Migliavacca: “Fraterni auguri a mons. Gambelli e gratitudine al cardinale Betori”

È stato annunciato oggi, a mezzogiorno, che papa Francesco, accettando la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Firenze, presentata dal cardinale Giuseppe Betori, ha eletto nuovo arcivescovo metropolita il reverendo don Gherardo Gambelli, finora Parroco dellaMadonna della Tosse, nella stessa arcidiocesi di Firenze.

Il vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, monsignor Andrea Migliavacca, ha espresso all’arcivescovo eletto, don Gambelli, le felicitazioni sue e della Chiesa diocesana per la nomina del Santo Padre: Desidero rivolgere all’arcivescovo eletto i miei fraterni auguri, assicurandogli fin d’ora la vicinanza e la preghiera mie e della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro; la nostra Chiesa diocesana, che è legata da vincoli di comunione ecclesiale con la Chiesa metropolitana fiorentina, di cui è suffraganea, gioisce insieme con l’arcidiocesi di Firenze, per la nomina del nuovo Pastore”.

Il vescovo Andrea ha voluto rivolgere anche un pensiero grato e affettuoso al cardinale Giuseppe Betori, che ha retto dal 2008 l’arcidiocesi di Firenze per il generoso e importante contributo che ha offerto in questi lunghi anni sia come nostro metropolita, sia come presidente della Conferenza episcopale toscana: “In numerose occasioni il cardinale Betori è stato presente anche in mezzo a noi, nella nostra Diocesi, e ha accompagnato momenti importanti per la nostra comunità;molti lo ricordano, in particolare, accanto al Santo Padre Benedetto XVI, il 13 maggio 2012, in occasione della visita pastorale ad Arezzo e a Sansepolcro”. Il Vescovo Andrea è legato da particolari vincoli di amicizia con il cardinale Betori sin dal suo arrivo in Toscana nel 2015: “Sono grato al cardinale Betori per i segni di accoglienza che mi ha riservato quando dalla Lombardia sono arrivato in Toscana come Vescovo di San Miniato”.

Il vescovo Andrea ha voluto rivolgere anche un pensiero grato e affettuoso al cardinale Giuseppe Betori, che ha retto dal 2008 l’arcidiocesi di Firenze per il generoso e importante contributo che ha offerto in questi lunghi anni sia come nostro metropolita, sia come presidente della Conferenza episcopale toscana: “In numerose occasioni il cardinale Betori è stato presente anche in mezzo a noi, nella nostra Diocesi, e ha accompagnato momenti importanti per la nostra comunità; molti lo ricordano, in particolare, accanto al Santo Padre Benedetto XVI, il 13 maggio 2012, in occasione della visita pastorale ad Arezzo e a Sansepolcro”. Il Vescovo Andrea è legato da particolari vincoli di amicizia con il cardinale Betori sin dal suo arrivo in Toscana nel 2015: “Sono grato al cardinale Betori per i segni di accoglienza che mi ha riservato quando dalla Lombardia sono arrivato in Toscana come Vescovo di San Miniato”.

la peregrinatio dal 17 al 19 aprile fa tappa in Cattedrale

Ad Arezzo la reliquia del beato Livatino, giudice ucciso dalla mafia

Tanti gli eventi in programma tra mostre, concerti, incontri per le scuole e convegni con prestigiosi ospiti tra cui don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana

“Sub tutela Dei. Sotto la protezione di Dio”. È questo il titolo della mostra sul giudice Rosario Angelo Livatino, assassinato dalla mafia nel 1990 e proclamato beato nel 2021, che è possibile visitare fino al 23 aprile ad Arezzo nel Loggiato di San Donato. La mostra, presentata per la prima volta al Meeting di Rimini, nasce per far conoscere la figura attualissima del beato Livatino, ed è articolata su pannelli con foto e documenti in cui vengono rappresentati i vari momenti della vita del giovane magistrato, incluso il giorno dell’agguato e della sua uccisione. Il taglio del nastro dell’esposizione, realizzata in collaborazione tra Diocesi, Acli della provincia di Arezzo e Comunione e Liberazione di Arezzo, è stato effettuato dal vescovo Andrea Migliavacca.

“La peregrinatio delle reliquie del beato Livatino nella nostra diocesi – spiega il vescovo Andrea Migliavacca – è occasione per richiamarci sui temi della giustizia, dell’equità, della ricerca del bene comune e della testimonianza del Vangelo anche nella cosa pubblica. È un’importante testimonianza che vogliamo raccogliere soprattutto per i giovani e pensando a un mondo migliore”.

L’inaugurazione della mostra (modalità di accesso e orari nel volantino allegato) precede e accompagna la peregrinatio della reliquia del beato Rosario Angelo Livatino che verrà accolta dal 17 al 19 aprile nella Cattedrale di Arezzo. Il pensiero del giovane magistrato infatti oggi raggiunge scuole, parrocchie, enti grazie anche alla peregrinatio di una reliquia. La camicia che Livatino indossava il giorno del suo assassinio, consunta dal sangue del martirio, che per 32 anni è stata un reperto processuale conservato negli armadi blindati del Tribunale di Caltanissetta, chiesta in affidamento dalla Curia di Agrigento e conservata in una teca d’argento e che dal 19 settembre 2021 viaggia per l’Italia.

“Questa iniziativa è stata voluta per avvicinare la cittadinanza, specialmente i giovani, a una figura positiva del nostro tempo – dice il prof. Luca Vanni, direttore dell’Ufficio Scuola della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro -. Non è giusto chiamarlo eroe, ma una persona giusta, non solo perché amministrava la giustizia, ma perché lo faceva con equità, mosso da un grande senso civico. Una grande figura quindi dal punto di vista civile e della storia della Repubblica Italiana, ma anche dal punto di vista della fede. Diceva che il giudice giusto non può valutare solo l’errore, ma deve farsi guidare anche dal non svalutare mai la persona che si ha di fronte. Per evitare questo diceva che la fede gli era stata di grande aiuto. Per questo andava tutte le mattine alla Messa nella parrocchia vicina al tribunale. Lo faceva in incognito, senza dire chi fosse. lo stesso parroco scoprirà solo dopo la morte che si trattava del giudice Livatino”.

Il pellegrinaggio della reliquia in terra aretina prevede vari momenti liturgici e culturali (programma dettagliato in allegato). In particolare si segnalano il convegno di giovedì 18 aprile alle 10 nel Palazzo Vescovile dedicato al tema “La giustizia riparativa” che vede intervenire, dopo i saluti del vescovo Andrea Migliavacca e mons. Giuseppe Cumbo, Vicario Generale di Agrigento, Sebastiano Mignemi, presidente della Corte d’Assise di Catania, Linda Gambassi, Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica di Pistoia, Maria Grazia Giampiccolo, Direttrice della Casa di reclusione a San Gimignano; il convegno è moderato da mons. Alessandro Conti, Vicario Generale della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Alle 16, in Seminario si svolgerà il convegno pensato soprattutto per gli insegnanti di religione dal titolo “Giustizia riparativa, ascolto….accoglienza” con interventi di don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, Marco Pappalardo, autore del libro “Non chiamatelo ragazzino”, Virginia Drago, studentessa di giurisprudenza e il canonico don Andrzej Zalewski, Rettore del Seminario di Arezzo; modera l’incontro Luca Vanni, direttore dell’Ufficio Scuola diocesano. Un terzo convegno si svolge venerdì 19 aprile alle 10 in Cattedrale ed è intitolato “Chiesa cristiana e contrasto alle mafie” con interventi di mons. Giuseppe Cumbo, Vicario Generale di Agrigento e don Andrea Bigalli, Referente regionale Libera Toscana.

 

 

 

Biografia Livatino (fonte: Arcidiocesi di Agrigento)

Nato a Canicattì (AG) il 3 ottobre 1952 e compiuti gli studi di giurisprudenza nell’Università di Palermo (1975), ha prestato inizialmente servizio come vicedirettore presso l’Ufficio del Registro di Agrigento (1977-1978). Entrato in magistratura presso il Tribunale di Caltanissetta (1978), ha ricoperto la carica di sostituto procuratore presso il Tribunale di Agrigento (1979-1989) e successivamente quella di giudice a latere.

Nell’esercizio della professione, come nella vita personale, ha incarnato la beatitudine di «quelli che
hanno fame e sete della giustizia»
 e che per essa «sono perseguitati» (Mt 5,6.10), mettendo pienamente a frutto il dettato conciliare sull’apostolato dei laici, sulla scorta dell’esperienza maturata in seno all’Azione Cattolica.
La preghiera costante e la quotidiana partecipazione al mistero eucaristico, insieme alla solida educazione cristiana ricevuta in famiglia e corroborata dalla meditazione assidua della Parola di Dio e del Magistero della Chiesa, hanno fatto di lui un autentico profeta della giustizia e un credibile testimone della fede, in un momento storico e in un contesto sociale tristemente segnati da una mentalità antievangelica e, sotto diversi aspetti, disumana e disumanizzante.

Con una coscienza profondamente libera dall’asservimento alle logiche umane e dai compromessi con i poteri forti di turno, caratterizzata da un’altissima levatura morale e da uno spiccato senso del dovere, si è consacrato “sub tutela Dei” a restituire dignità a un territorio ferito e offeso dalla mentalità e dalla prassi mafiose, annunciando il Vangelo attraverso la lotta all’ingiustizia, il contrasto della corruzione e la promozione del bene della persona e della comunità.
A pochi giorni dal suo trentottesimo compleanno, ha infine sigillato il suo prezioso ministero con il martirio, avvenuto il 21 settembre 1990 per mano di locali cosche mafiose, mentre si recava a svolgere il suo lavoro in tribunale.
Raccogliendo le molteplici attestazioni di santità a suo carico, il 19 luglio 2011 la Chiesa Agrigentina ha avviato il processo diocesano di beatificazione, che si è aperto ufficialmente il 21 settembre dello stesso anno nella chiesa di San Domenico in Canicattì e si è concluso il 6 settembre 2018. Dopo la solenne celebrazione di chiusura, che ha avuto luogo il successivo 3 ottobre nella Chiesa di Sant’Alfonso in Agrigento, gli atti del processo, integrati da un’inchiesta suppletiva, sono stati trasmessi alla Congregazione delle Cause dei Santi per i successivi adempimenti, che si sono finalmente conclusi con l’approvazione del Santo Padre, che in data 21 Dicembre 2020, ricevendo in udienza il Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione della Cause dei Santi ha autorizzato la Congregazione a promulgare il decreto che ne riconosce il martirio . Ad Agrigento l’annuncio è stato dato, Lunedì 22 dicembre alle ore 12, nella Basilica Cattedrale dall’arcivescovo metropolita Card. Francesco Motenegro e dall’arcivescovo coadiutore Mons. Alessandro Damiano, alla presenza dei direttori e collaboratori degli uffici e servizi della curia e una rappresentanza di autorità civili delle comunità di Canicattì e Agrigento.
Il Rito di Beatificazione ha avuto luogo nella Basilica Cattedrale di Agrigento il  9 maggio 2021, A presiedere la celebrazione eucaristica il Card. Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi e delegato pontificio. A concelebrare il Card. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, il Card. Paolo Romeo, arcivescovo emerito di Palermo Mons. Alessandro Damiano arcivescovo coadiutore, Mons.Vincenzo Bertolone, Postulatore, arcivescovo di Catanzaro- Squillace e i Vescovi delle Chiese di Sicilia. (vedi)

 

In preparazione a questo evento diocesano sono disponibili per i catechisti materiali per i bambini delle scuole elementari e medie.


MATERIALE PER I CATECHISTI

SCUOLA PRIMARIA: attività sulla figura del Beato R. Livatino per i catechisti dei bambini di scuola primaria.

👉🏻Guida catechista elementari

👉🏻Rosario Livatino elementari

👉🏻Immagine elementari

👉🏻“Ti ringrazio, mio Signore” testo

👉🏻“Ti ringrazio, mio Signore” accordi

👉🏻 “Ti ringrazio, mio Signore” audio

SCUOLA MEDIA: attività sulla figura del Beato R. Livatino per i catechisti dei ragazzi di scuola media.

👉🏻Guida catechisti medie

👉🏻Rosario Livatino medie

👉🏻Stanza del tesoro

👉🏻Soluzione stanza del tesoro

👉🏻Scrigno classico

👉🏻Scrigno pop up

👉🏻“Perché la vostra gioia sia piena” testo

👉🏻“Perché la vostra gioia sia piena” accordi

👉🏻 “Perché la vostra gioia sia piena” audio

 


Convegno diocesano di Pastorale vocazionale

“Creare Casa – strumenti utili per educatori significativi”

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Il Centro Diocesano Vocazioni di Arezzo-Cortona-Sansepolcro organizza un convegno aperto a tutti gli educatori, animatori, responsabili di gruppi giovanili, catechisti, parroci, insegnanti. 

Il Convegno sarà sabato 4 maggio, dalle ore 9.00 alle 13.00, presso il Seminario Vescovile di Arezzo.

Il tema del convegno:
Papa Francesco invita tutta la Chiesa, attraverso le parole della Christus Vivit, a riflettere su una pastorale di insieme che sia capace di creare/fare casa. Questa immagine ha una valenza molto particolare e precisa per ognuno di noi: casa è il luogo della sicurezza, il luogo degli affetti, delle relazioni, luogo di incontro, punto di riferimento, luogo in cui mettere le radici, spazio di accoglienza e di appartenenza. Anche la vocazione «come la vita, ha bisogno di trovare uno spazio accogliente per nascere, crescere e maturare. Il desiderio di appartenere ad una persona o ad una comunità nasce da una frequentazione feriale e una conoscenza graduale di quella casa alla quale si sogna di appartenere per essere fecondi». Anche la nostra Diocesi vuole accogliere questa provocazione di papa Francesco e riflettere insieme a tutti gli educatori e accompagnatori (parroci, diaconi, catechisti, educatori, responsabili di gruppi giovanili, insegnanti, …) sulla necessità di creare solidi legami e relazioni nei luoghi che frequentiamo. Cercheremo di declinare il tema anzitutto sulla necessità di “riconoscersi” casa all’interno delle nostre comunità, dei nostri gruppi, associazioni, della nostra Diocesi, per poi riuscire anche noi a “creare” casa con tutti coloro che la vita ci pone di fronte. Fare casa in definitiva «è fare famiglia; è imparare a sentirsi uniti agli altri al di là di vincoli utilitaristici o funzionali, uniti in modo da sentire la vita un po’ più umana. Creare casa è permettere che la profezia prenda corpo e renda le nostre ore e i nostri giorni meno inospitali, meno indifferenti e anonimi. È creare legami che si costruiscono con gesti semplici, quotidiani e che tutti possiamo compiere. Una casa, lo sappiamo tutti molto bene, ha bisogno della collaborazione di tutti. Nessuno può essere indifferente o estraneo, perché ognuno è una pietra necessaria alla sua costruzione».

Gli ospiti:
Don Michele Gianola
Nato il 16 luglio 1975 è stato ordinato presbitero il 16 giugno 2001 nella Diocesi di Como e successivamente nominato vice-rettore del seminario fino al 2007; alunno della Pontificia Università Gregoriana dal 2007 al 2009. Dal 2017 è direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni.
Dal 2020 è stato nominato anche sottosegretario alla CEI.

Don Rossano Sala
Sacerdote salesiano. Licenziato e Dottorato in Teologia Fondamentale alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, è Professore Ordinario di Teologia Pastorale e Pastorale Giovanile presso l’Università Pontificia Salesiana; Consultore nella Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi;
Direttore della rivista «Note di pastorale giovanile»; Membro del Consiglio di Amministrazione dell’editrice Elledici; Già Segretario Speciale della XV Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

Il programma:
Ore 9.00 – Accoglienza
Ore 9.15 – saluti iniziali e introduzione del Vescovo Andrea Migliavacca
Ore 9.30 – “La Chiesa chiamata per vocazione a creare casa. Progetti e obiettivi nazionali” a cura di Don Michele Gianola, direttore del Centro Nazionale Vocazioni della CEI.
Ore 10.10 – “Spirito di famiglia e maturazione vocazionale. Dal Sinodo sui giovani alle esperienze di vita comune” a cura di Don Rossano Sala, professore di Pastorale Giovanile all’Università Pontificia Salesiana, direttore della rivista Note di Pastorale Giovanile)
Ore 10.50 – pausa
Ore 11.10 – Tavoli sinodali sul volto familiare della Chiesa e sulle esperienze di vita comune
Ore 12:00 – restituzione dei lavori e dialogo con i relatori
Ore 13.00 – conclusioni e aperitivo

Clicca qui per scaricare gli allegati:⇐
– Volantino del convegno
– Pdf con il programma dettagliato
– Dossier edito da Note di Pastorale Giovanile in preparazione al Convegno
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