1. L’alleluja che abbiamo cantato, carissimi, è il canto del Risorto, il canto della Pasqua, il canto che ci ha accompagnato in questi cinquanta giorni dall’annuncio della resurrezione del Signore, e ci porta al compimento di questo tempo, che è la Pasqua, e che celebriamo nella pentecoste, nel dono dello Spirito di Dio, lo Spirito Santo.
Questa sera abbiamo la grazia di vivere con intensità questa pentecoste nella nostra liturgia, nella nostra veglia, anche grazie ad alcuni tra voi che riceveranno lo Spirito Santo nella cresima; e poi diamo anche parole di lieta accoglienza ad alcuni che entreranno a far parte della Chiesa cattolica.
E salutando loro, salutando questi amici che vivranno la loro piena appartenenza alla Chiesa,l’augurio di una buona pentecoste è per tutti, per tutta la comunità: i sacerdoti presenti, i diaconi, il coro, il servizio liturgico e tutti voi che vivete questa notte di preghiera e di invocazione dello Spirito.
2. Le letture che ci hanno accompagnato in questa prima parte della nostra veglia contengono tutte un elemento che le accomuna: ed è l’elemento della attesa; c’è un senso di incompiutezza, di qualcosa che ancora manca, che suscita nel cuore del popolo di Dio e dell’ascoltatore quella dimensione di attesa che diventa desiderio, preghiera, apertura del cuore.
C’è attesa nel racconto della prima lettura, dove narrando della costruzione della Torre, a Babele, si racconta di come avviene la dispersione di quei popoli di lingue diverse, che non sono più capaci di intendersi tra loro e, quindi, di lavorare; e, allora, ecco l’attesa: il desiderio che ci si possa di nuovo capire; che si possa vivere il dialogo; che si possa, nel dialogo, costruire davvero la comunità e la pace.
C’è una dispersione, una incomunicabilità nella lingua, nel linguaggio, nella comunicazione che suscita nel cuore l’attesa: quando potremo parlare comprendendoci? Quando potremmo davvero vivere da fratelli? Quando avremo la pace su tutta la terra?
E la seconda lettura, il libro dell’Esodo, è un libro che ci parla dell’alleanza, cioè di un’amicizia che Dio stipula e realizza con il suo popolo, Israele, ed è un’alleanza promessa.
Allora, là dove c’è una promessa, nasce nuovamente l’atteggiamento e l’esperienza dell’attesa: la promessa parla di qualcosa che non c’è ancora, che non siamo ancora nella possibilità di vivere, ma la parola di Dio, in Mosè che guida sul Monte Sinai per il dono della legge, promette che il Signore farà alleanza, vivrà l’amicizia con il suo popolo, sarà vicino al cammino dell’amato popolo di Dio,sarà un Dio che, fedele, arriverà anche al perdono.
3. C’è una promessa nella pagina dell’Esodo, ed è una promessa che parla di attesa, di desiderio. Edi attesa parla anche il testo di Gioele che abbiamo ascoltato, dove dice proprio così: che nella comunità i vostri anziani faranno sogni e i giovani avranno visioni sogni e visioni, cioè immagini di qualcosa che non c’è ancora e che desideriamo, che non ritroviamo e che vorremmo costruire, che vorremmo comunicarci per ritrovarli insieme.
Anziani e giovani, sogni e visioni, cioè l’idea di un mondo rinnovato, di un mondo più bello, di una vita che sia davvero vita; ma è un sogno e una immagine, un desiderio: è qualcosa che possiamo solo chiedere e aspettare.
4. Ancora di attesa ci parla anche la pagina di Paolo ai romani, dove l’Apostolo annota: tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi; c’è l’attesa di un parto, cioè l’attesa, nelle doglie che già sono presenti, di una vita nuova che deve venire al mondo.
Chi ha sperimentato che cosa vuol dire l’attesa di un bimbo che deve nascere, sa cosa vuol dire la profondità, la forza, l’intensità di questa attesa nell’aspettare, nel non veder l’ora della vita nuova che finalmente viene al mondo.
Ed è un’attesa, questa del parto che deve accadere, che è accompagnata dalla speranza: Paolo parla della speranza e, annota, “nella speranza tutti siamo stati salvati”.
C’è un’attesa di una vita nuova, di una vita non più segnata dalla morte, dal limite, dalle nostre povertà, dalle fatiche, dalle incomprensioni, dalle guerre, dove la creazione sia ampiamente custodita e rinnovata.
C’è un’attesa di qualcosa che non c’è ancora, cioè un mondo più bello: eppure, è un mondo che sta per nascere, è la vita che sta per nascere.
5. Di attesa ci parla anche la pagina evangelica, parlandoci della sete: “se qualcuno ha sete venga a me e beva chi crede in me”.
La sete la conosciamo tutti, credo: non ci fa vedere l’ora di trovare l’acqua, soprattutto quando siamo nel caldo, sotto il sole, magari in cammino… e quanto desidereremmo avere un poco d’acqua per alleviare la sete che sentiamo; ma là dove abbiamo ancora sete, c’è qualcosa che non abbiamo ancora, manca ancora l’acqua, e dunque c’è un’attesa, un desiderio, una ricerca.
Ed è un bisogno vitale: è il bisogno di dissetare non solo il corpo, ma l’anima, la vita, il nostro cuore; ed è un desiderio, un’attesa.
6. Vedete come tutta la parola di Dio questa sera ci parla di un’attesa: di qualcosa che non c’è, di qualcosa che vediamo all’orizzonte, di un desiderio del cuore, di una preghiera.
Vorrei chiedervi, in particolare a chi riceverà la cresima, a chi verrà accolto nella Chiesa cattolica:ma tu che cosa desideri nella tua vita? Che desideri hai nel tuo cuore? Quelli più veri, quelli più profondi, quelli che sono davvero desideri della vita. Che cosa desideri? Che cosa ti pare di non avere ancora nella tua esistenza ed è invece necessario, importante, per avere una vita vera, una vita lieta, riuscita. Che cosa attendi?
Cosa attendiamo tutti noi? Che cosa ancora non c’è nella nostra vita, perché sia davvero vita,perché sia davvero speranza, perché sia davvero nella gioia?
E la parola di Dio, la liturgia di questa sera ci dice: “viene lo Spirito Santo”.
Lo Spirito Santo è la risposta a ogni attesa più profonda e vera della nostra vita e del nostro cuore.Lo Spirito Santo è quello Spirito che disseta e porta quella esperienza di vita nuova, di vita rinnovata, di vita che è una nuova nascita, che è la vita donata dal Signore, è la vita per sempre che già abbiamo nel dono dello Spirito, è il desiderio e la possibilità di vivere la vita nella gioia e nella speranza rinnovata; è la vita che si sente alleviata dai pesi e dalle fatiche dell’esistere, perché il Signore te la regala.
Lo Spirito Santo viene e risponde al desiderio della vita, regalandocela, donandola in dono; e non solo all’inizio, ma ogni giorno lo Spirito viene e ti fa vivere, ti regala la vita, ti dà la pienezza della vita, ti dà la vita nuova che è per sempre, ti dà la vita nella comunione con Dio.
Noi vorremmo vivere un’autentica amicizia e una vera alleanza con il Signore, come quella promessa nell’Esodo: “e viene lo Spirito”, lo Spirito Santo, e ci regala l’amore di Dio.
È lo Spirito che è l’amore: e non è un dono che ci impegna ad amare, ma il dono che ci riempie di amore e, riempiendoci di amore, ci regala di amare, di vivere l’avventura vera dell’amare che diventa il dono della vita.
Viene lo Spirito e risponde ai nostri desideri più profondi regalandoci l’amore.
7. Infine, abbiamo nel cuore quel desiderio di vivere una vita di vera amicizia tra di noi, di fraternità, di pace rinnovata, di pace che si diffonda su tutta la terra.
Pensate quale attesa della pace possono avere oggi a Gaza, pensate quale attesa possono avere in Ucraina, pensate quale attesa della pace vivono gli amici della Siria, quelli del Myanmar, lì dove la pace non c’è, dove c’è la guerra, dove non si vive da fratelli…
Quale attesa e bisogno c’è di una rinnovata fraternità e della pace; e anche tra di noi, talvolta nei rapporti che diventano faticosi, sfilacciati… ma viene lo Spirito Santo ed è lo Spirito che ci regala una nuova fraternità, ci regala la bellezza e la capacità di vivere da fratelli e da sorelle e, partendo da noi, partendo dalle nostre relazioni, ci impegna a costruire la pace, a diventare segni di pace nel mondo, a chiedere la pace per il mondo a chi vuole fare la guerra, perché è lo Spirito di Dio che ci fa fratelli e che è Spirito di pace.
Viene lo Spirito, amici; tante attese abbiamo nel cuore: viene lo Spirito e dà a tutto compimento.