Martedì dell’Ottava di Pasqua

Omelia del Vescovo nella Concattedrale di Cortona
22-04-2025
  1. Si rinnova, carissimi, in questa settimana, ogni giorno, l’annuncio gioioso della Pasqua, del sepolcro vuoto, del Vivente, il Risorto in mezzo a noi, e della possibilità di incontrarlo: proprio perché è con noi, lo possiamo incontrare; e questo rinnovarsi della Pasqua, in ogni giorno di questa settimana, che è l’ottava di Pasqua, diventa un dono per la nostra fede, diventa un regalo, è un alimento per il credere nella nostra vita, per vivere la fede e per scoprire che vivere la fede vuol dire acquisire, sperimentare lo sguardo della Pasqua, lo sguardo che l’incontro con la vita e con il Signore risorto ci regala.

 

  1. La parola di Dio che abbiamo ascoltato ci offre, allora, una comprensione della fede; che cosa vuol dire imparare a credere alla luce della Pasqua, nella esperienza dell’incontro con il Signore risorto.

Imparare, scoprire, vivere la fede nella luce della Pasqua. C’è un primo tratto, un primo aspetto che possiamo raccogliere dalla pagina di Vangelo e dall’incontro del Risorto con Maria Maddalena nel giardino del sepolcro.

Abbiamo ascoltato come la Maddalena piange il Signore morto, non sa dove lo hanno posto, dove lo hanno nascosto e all’inizio non riconosce il Signore che le si avvicina, lo scambia con il giardiniere: ma, quando Gesù la chiama per nome e le dice “Maria”, chiamata per nome lei lo riconosce e gli risponde chiamandolo “rabbunì”, “maestro”.

Sono parole bellissime che raccontano un incontro e un riconoscimento che diventa per Maria Maddalena quell’imparare lo sguardo della fede alla luce del Signore risorto.

Maria, chiamata per nome.

È questa è una prima dimensione che ci viene raccontata per la fede nella luce della Pasqua; e ci viene detto che l’esperienza della Pasqua, del Risorto e della fede non è qualcosa che riguarda il comprendere della mente e dell’intelligenza, non è qualcosa che entra potremmo dire dalla testa e dalla comprensione, ma lo sguardo della fede che nasce dalla Pasqua parte dal cuore, è nel cuore, è nell’affetto, è nell’esperienza dell’amore, è nel sentirsi chiamati per nome…; Maria.

E non è semplicemente la voce di chi ti conosce e ti chiama per nome, ma è la voce di chi ti chiama per nome perché ti ama, perché ti ha regalato l’amore, perché è l’amore che conosci di tutto il cammino di amicizia che Gesù ha vissuto con la Maddalena, e lei si sente chiamata per nome perché si sente riconosciuta nell’amore, nell’essere amata e nell’essere resa capace di amare.

Potremmo dire che vivere la Pasqua, l’esperienza della Pasqua, la fede che nasce dalla Pasqua non è la fede della intelligenza ma è la fede del cuore, la fede che sperimenta l’amore, che è capace di riconoscere i segni dell’amore nella propria vita, e lì dove si riconosce che c’è l’amore si riconosce che c’è il Maestro, Rabbunì, il Signore vivente in mezzo a noi: è il suo segno di riconoscimento come risorto, nell’amore, nell’amare, nel suscitare l’amore, nel farti sperimentare che sei amato e amata e nel farti vivere l’amare nella tua vita, la bellezza di amare.

Questo è lo sguardo della fede che nasce dalla Pasqua: non quello del credere a dei punti della fede, ma è lo sguardo di chi impara ad amare, di chi scopre la ricchezza, la gioia, la bellezza, la vita che c’è nell’amore.

Allora, ciascuno si sentirà chiamato dal Signore risorto con il proprio nome: chiamati per nome, cioè amati. Questo è lo sguardo della fede che ci regala la Pasqua.

 

  1. C’è un secondo aspetto che troviamo nella prima lettura, nella pagina degli Atti degli Apostoli che ci rappresenta i tempi della prima comunità cristiana; è la comunità cristiana di Gerusalemme che vive la Pasqua e scopre l’avventura del credere, del ritrovare la fede.

La fede ci viene raccontata nell’immagine di credenti che entrano nella comunità, che entrano a far parte della Chiesa, e viene detto che coloro che accolsero la sua Parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone.

Questa pagina degli Atti degli Apostoli ci vuole dire che la fede che nasce dalla Pasqua è una fede comunitaria, è una fede che vive grazie alla Chiesa, appartenendo alla Chiesa, sentendosi membra vive della comunità cristiana; cioè, la fede pasquale è una fede ecclesiale, è una fede che passa attraverso la vita della Chiesa; dunque, queste tremila persone non sono soltanto il ricordo di quella gente che allora è entrata a far parte della Chiesa e, attraverso la comunità cristiana, ha incontrato il Signore risorto; queste tremila persone parlano di noi e ci dicono: ci sei tu tra quelle tremila persone, cioè ci sei tu oggi a rendere viva la Chiesa, a essere parte della comunità cristiana; ci sei tu, oggi, a far crescere la Chiesa come la famiglia del Signore, la comunità capace di annunciare e di testimoniare il Vangelo.

Le tremila persone non sono quelle lontane da noi nel tempo, ma sono il numero in cui ci possiamo stare noi; e ci viene detto che la fede pasquale, la fede della Pasqua che ci viene regalata è la fede di chi vive la gioia della Chiesa, l’essere parte della Chiesa, vivi nella Chiesa, testimoni nella Chiesa, grati perché il Vangelo ci è donato dalla Chiesa.

Il Vangelo non è qualcosa che la Chiesa accoglie nella celebrazione (come talvolta accade all’offertorio), ma è la Chiesa che dà il Vangelo, che dà l’annuncio, che porta l’annuncio; e siamo noi nella Chiesa, siamo noi parte viva nella comunità cristiana, coloro che annunciano il Vangelo e vivono la bellezza della Chiesa, dell’essere parte di una comunità: questa è la fede pasquale, non quella vissuta individualmente, secondo i propri gusti, ma quella vissuta appartenendo a una comunità cristiana, a una Chiesa; e appartenendo fedelmente a chi ci è dato, nella Chiesa, come pastore, come comunità, come esperienza, come tempi che siamo chiamati a vivere.

Ecco allora la fede pasquale: chiamati per nome, perché chiamati nell’amore, chiamati ad amare, a riconoscere il Risorto nei segni dell’amore.

La fede pasquale è, poi, una fede comunitaria, una fede che ci chiede, ci fa scoprire la bellezza di rendere viva, noi, oggi, la Chiesa; capace di annunciare il Vangelo, oggi, grazie a noi, perché parte della comunità cristiana.

 

  1. Credo che tutto questo ce l’abbia insegnato papa Francesco; anche lui è stato il Papa che ha parlato soprattutto con i gesti, con i segni, con le sue scelte, con la sua presenza, con il suo stare tra la gente, soprattutto con i più poveri; e questa presenza era, per lui, chiamare per nome, far vivere l’esperienza di una fede che tocca il cuore, che entra nel cuore e diventa cammino condiviso con la gente, soprattutto con chi più soffre ed è escluso.

Una fede pasquale… e papa Francesco, successore di Pietro e guida e pastore della Chiesa per questi dodici anni ha reso viva la Chiesa, è stato capace di renderla rinnovata, capace e nuovamente inviata ad annunciare il Vangelo. Ecco, un Papa che ha reso bella, viva e presente per tutti noi la comunità cristiana, facendola comunità più fedele al Vangelo e, dunque, più capace di testimoniarlo.

Vogliamo riconoscere nella vita di papa Francesco questa fede pasquale, la fede del cuore, la fede della comunità. Interceda per noi dal cielo, perché anche noi possiamo avere questa vita e questo sguardo pasquale.