Le Esequie di Don Dino Liberatori

03-11-2020

Il popolo di Dio, di questa Chiesa aretina, assieme un significativo numero di preti, si è raccolto nella Chiesa Cattedrale per ringraziare il Signore del dono che Don Dino è stato in mezzo a noi: è più grande la gioia di averlo avuto attivo nella nostra Chiesa, come biblista e teologo, come pastore e uomo della carità, piuttosto che il dolore di avere perduto la sua vicinanza, ma non la sua amicizia.

La Parola di Daniele Profeta risuona oggi nel cuore di molti: “I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento e quelli che avranno insegnato a molti la giustizia risplenderanno come le stelle per sempre[1]

 

  1. L’Esodo personale

La vita è un dono attraverso il quale si prende coscienza del dono ancor più grande, che è l’esistenza e che dura oltre la morte. Vita mutatur non tollitur: è questo l’esodo personale del nostro amato prete che, dopo tanta fatica e la sofferenza della malattia, Dio lo ha liberato “per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele[2].

In un suo appunto autografo, vergato in occasione di uno dei tantissimi ritiri spirituali che il nostro biblista ha predicato, Don Dino scriveva: «noi abbiamo legato troppo il termine “morte” all’ “esistenza” e non alla “vita; no, dobbiamo distinguere l’esistenza dalla vita. L’esistenza non c’entra con il morire. Cos’è il morire? È mutare dimensione di esistenza».

Il tempo della vita terrena ci è donato, perché possiamo ringraziare il Signore, che ci ha voluto far esistere e ci chiama accanto a sé nella Gerusalemme del Cielo.

 

  1. Gioia e pace anche nelle difficoltà

Ringraziamo il Signore: la Chiesa aretina si fa interprete della fede e della gioia che hanno segnato la presenza di Don Dino in mezzo a noi, anche nelle prove e nel dolore.

Il prete del sorriso seguita a ripetere con San Paolo: “Afflitti, ma sempre lieti; poveri, ma facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla e invece possediamo tutto![3].

Lo cercavano da tutta Italia: quando poteva, diceva sempre sì; generoso fino allo sfinimento, disponibile ai piccoli gruppi come alle grandi realtà comunitarie.

La nostra Chiesa, in questo momento bisognosa di conforto mentre il numero dei sacerdoti si assottiglia sempre più, trova ragione di quanto avviene nella stessa Parola di Dio. Nella vicenda di Gedeone, alla fonte di Carod: “Il Signore disse a Gedeone: ««La gente che è con te è troppo numerosa, perché io metta Madian nelle sue mani; Israele potrebbe vantarsi dinanzi a me e dire: La mia mano mi ha salvato…  Con questi trecento uomini che hanno lambito l’acqua, io vi salverò»”[4].

  1. Dio perdona sempre

Oggi, alle tante persone, preti e laici, a cui ha insegnato a fidarsi della Parola di Dio, Don Dino lascia la sua eredità spirituale di cantore della misericordia di Dio, che perdona sempre, che non si rassegna a perdere nessuno dei suoi figli.

O Signore “tu sei un Dio pronto a perdonare, misericordioso, pieno di compassione, lento all’ira e di grande benignità[5]. Pur nel segno austero del sepolcro, l’antico Parroco del Giotto dice ancora con il Profeta a questa Chiesa: “anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana[6].

 

  1. Dio non abbandona il suo popolo

Vorrei riuscire a salutarlo con quanto gli fu più caro ripetere a tutti che Dio è buono, non abbandona nessuno, Dio è grande in tutto, soprattutto nella Misericordia. Mentre il suo corpo mortale va ad attendere la Resurrezione nella nostra terra aretina, la sua anima giunge per l’ultima volta all’Altare con l’offerta di sé.

Noi preghiamo perché Dio perdoni anche a lui le fragilità umane e a noi faccia pensare come deve essere la carità del sacerdote: aiutare gli altri a demitizzare le sofferenze delle persone, predicando una Teologia fondata sulla Bibbia e rendendola credibile, senza ostentazione, senza gesti eclatanti, nella semplicità di un impegno quotidiano accanto ai più poveri dei poveri.

A noi si uniscono stamani certamente i carcerati che lo hanno conosciuto e che, pur non potendo essere presenti di persona, al di là perfino delle differenze religiose, con noi senz’altro raccomanderanno a Dio il cappellano gentile, premuroso, attento alle necessità degli altri.

 

[1] Dan 12, 3

[2] Es 3, 8

[3] 2Cor 6

[4] Giudici 7, 2.7

[5] Nem 9, 17

[6] Is 1, 18