Domenica 20 ottobre l’urna di don Giovanni Bosco fa tappa alla parrocchia di San Leo, alle porte di Arezzo. In occasione del bicentenario della sua nascita, avvenuta il 16 agosto del 1815, l’urna contenente il corpo del Santo sta facendo il giro del mondo andando in tutti i punti dove sono presenti i salesiani. Il pellegrinaggio è partito dal Tempio “San Giovanni Bosco” di Roma cinque anni fa e terminerà il suo itinerario il 16 agosto del 2014 a Torino dove inizieranno i festeggiamenti del bicentenario della nascita del “santo dei giovani”. Fervono i preparativi nella parrocchia di S. Leo per una giornata ricca di iniziative: catechesi, preghiere, mostre fotografiche, tornei di calcetto, per culminare domenica 20 ottobre con una festosa accoglienza da parte dei giovani. «Ad attendere l’arrivo dell’urna del Santo alle 9 in via Puccini, ci saranno i ragazzi con motorini, fischietti e biciclette», annuncia don Vicenzo Lolletti, responsabile del Centro pastorale di S. Leo. «Come lui stesso avrebbe voluto e con l’intento proprio di risvegliare la gente di fronte a questo avvenimento; i giovani poi accompagneranno l’urna fino alla chiesa, dove resterà fino alle 14.30. Ad aspettarli l’arcivescovo Riccardo Fontana insieme ai fedeli».
Don Bosco è già passato da Arezzo. Siamo nell’aprile del 1887, nove mesi prima della sua morte, quando su invito del Vescovo di allora Giuseppe Giusti, si fermò per una breve sosta. Qui trascorse l’intera giornata del 29 aprile e alla stazione ebbe un commovente incontro. Il capostazione lo riconobbe e abbracciandolo disse: «Io ero un ragazzaccio a Torino, partito da Asti, e questo santo prete mi raccolse, mi educò e mi istruì in modo da poter raggiungere il posto che adesso occupo. Dopo Dio devo a lui solo se ora mangio pane onorato». Questo si legge nelle pagine della Rassegna Nazionale, del 1 febbraio 1915.
«Un Santo che non guardava solo in cielo, ma anche in terra, pratico, che del ragazzo non curava solo la parte spirituale, ma anche quella corporale, sapeva del suo bisogno di giocare, studiare, e di avere una famiglia. Qui facciamo la stessa cosa» riconosce don Vincenzo, con un velo di commozione. «Gioco, cultura, religione. All’oratorio di San Leo, abbiamo tre squadre di calcetto, due squadre di basket; un gruppo di danza per i bambini piccoli, una squadra di pallavolo e a breve anche una di rugby. Poi il doposcuola, molto stimato ad Arezzo, condotto da professori in pensione, con 40 ragazzi fino a raggiungere i 50, per medie e primi anni delle superiori. Questo è il target. Anche corsi di chitarra. Aperti a tutta la Città. Poi c’è il cammino di fede: catechismo, catechesi, gruppi formativi».